ROMA – Proprio nel momento in cui la Turchia è finita sotto i riflettori per le vicende di cronaca internazionale, è stata presentata al MAXXI di Roma, da Giovanna Melandri, la mostra Istanbul. Passione, gioia, furore. Cento opere per raccontare le trasformazioni, i conflitti e le speranze di una città divenuta ormai simbolo del cambiamento globale. L’esposizione rappresenta la seconda tappa di un progetto più ampio, dedicato alle realtà culturali del Mediterraneo e al rapporto tra Medio Oriente ed Europa, cominciato nel 2014 con la mostra dedicata all’arte contemporanea iraniana e che proseguirà nel 2017 con un progetto dedicato a Beirut.
Curata da Hou Hanru, Ceren Erdem, Elena Motisi e Donatella Saroli, la mostra presenta 45 tra artisti, architetti e intellettuali in un percorso straordinariamente vario e articolato che coinvolge grandi opere, nuove produzioni artistiche, testimonianze audio e video in una molteplicità di linguaggi ed espressioni. Si parte dalle riflessioni che scaturiscono dalle proteste anti-Erdogan di Gezi Park del 2013, proteste originate dalla costruzione di un centro commerciale al posto del Parco Gezi a Istanbul.
Sono quindi di carattere esistenziale le tematiche che vengono affrontate in mostra sotto forma di domande, quelle che in realtà ognuno di noi si pone in questo particolare momento storico e che riguardano appunto il cambiamento, il lavoro, la speranza per un domani migliore, la convivenza pacifica tra i popoli. A questi pensieri gli artisti, gli architetti, gli intellettuali hanno risposto con il loro lavoro, con i loro progetti e con il loro impegno critico.
La mostra nasce quindi da una ricerca su argomenti contemporanei e particolarmente attuali con opere che trattano temi legati alla giustizia, alla violenza, alle questioni di “genere”, alle sfide della classe operaia, evidenziando urgenze geopolitiche, come la questione delle minoranze e dei rifugiati.
Diverse sono le sezioni in cui la mostra è stata suddivisa.
A Rose Garden? ovvero una sorta di introduzione a tutto il progetto che parte proprio dalla rivolta di Gezi Park a Istanbul.
Ready for a change? si occupa della profonda trasformazione urbana di Istanbul secondo le logiche del profitto e nella esclusione dei poveri.
To Build or not to build? Si interroga sulla possibile forma di rigenerazione urbana di Istanbul, a partire da quegli spazi nati dall’inserimento nel vecchio tessuto urbano di nuove strutture.
Can we fight back? mette a fuoco la città di Istanbul come arena di conflitti sociali e confronti politici.
Should we work hard? si occupa invece del tentativo della Turchia di essere integrata all’interno del sistema economico mondiale.
Home for all? parla poi della Istanbul città cosmopolita, multietnica e multiculturale, nonostante sia stata anche teatro di oppressione delle minoranze.
Tomorrow, really? parla infine di un futuro che sembra decisamente precario, tra crisi economica, democratica e le conseguenze della guerra.
Insieme alla mostra il MAXXI presenta inoltre il 30 e il 31 gennaio 2016, La storia in movimento. Racconti del cinema turco dagli anni Sessanta ad oggi a cura di Italo Spinelli, due appuntamenti che attraverso film, cortometraggi e documentari ripercorrono la storia sociale, politica e culturale, e la continua trasformazione della Turchia contemporanea. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 aprile 2016