FIRENZE – Partono i restauri della Cappella Brancacci, il piccolo gioiello contenuto nella chiesa del Carmine, parte dei musei civici fiorentini. La Cappella tuttavia non chiuderà al pubblico. Come già annunciato, infatti, sarà possibile approfittare dei ponteggi necessari ai lavori per poter ammirare per la prima volta a distanza ravvicinata i capolavori di Masaccio e Masolino.
Il restauro della Cappella durerà un anno e i lavori fanno parte di un articolato programma di ricerca e di valorizzazione messo a punto da Comune, Soprintendenza, Cnr-Ispc di Firenze, Opificio di Pietra Dure e la Fondazione statunitense Friends of Florence, in compartecipazione con Jay Pritzker Foundation.
“Poter quasi toccare gli affreschi di solito visti solamente dal basso verso l’alto è davvero emozionante – afferma il sindaco e assessore alla cultura Dario Nardella – e nei prossimi mesi visitatori e turisti potranno approfittare di questa opportunità davvero unica. L’alternativa, ovvero chiudere la Cappella Brancacci per tutto il tempo del restauro ci pareva un danno davvero grande, soprattutto dopo il prolungato periodo di lockdown per i nostri musei a causa del Covid”.
“Friends of Florence sostiene l’intervento agli affreschi della Cappella Brancacci, attraverso il dono di alcuni fra i sostenitori più vicini alla nostra Fondazione – sottolinea la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda -: Dan Pritzker della Jay Pritzker Foundation, membro del board di Friends of Florence, Janet e Jim Dicke II, anche quest’ultimo membro del consiglio di amministrazione, con sua moglie sostenitore da 23 anni dei progetti della nostra fondazione, Peter Fogliano e Hal Lester Foundation donatori di Friends of Florence da oltre 15 anni. Siamo molto grati a tutti loro per la vicinanza e il sostegno ai nostri progetti e siamo felici di cominciare questo intervento, consapevoli dell’importanza che la Cappella Brancacci ha per la cultura fiorentina, italiana e internazionale”.
Gli interventi in atto
Nel novembre 2020 la Cappella è stata sottoposta a un primo monitoraggio che aveva messo in luce alcune criticità dal punto di vista della conservazione e la necessità di stabilizzare alcuni potenziali fenomeni di deterioramento presenti sul ciclo pittorico di Masolino, Masaccio e Filippino Lippi (distacchi dell’intonaco, localizzate perdite di coesione, depositi superficiali incoerenti) oltre che eseguire un generale controllo sulla stabilità dell’intero ciclo pittorico il cui ultimo restauro risale a oltre trenta anni fa.
La Cappella è stata chiusa al pubblico a dicembre per consentire l’allestimento del ponteggio e riaprirà a febbraio: venerdì sabato e lunedì dalle ore 10.00 alle ore 17.00, e la domenica dalle ore 13: 00 alle ore 17:00, con obbligo di prenotazione on line o tramite call center (secondo le modalità che saranno indicate sul sito cultura.comune.fi.it).
A gennaio ha avuto inizio il monitoraggio sullo stato di salute della Cappella Brancacci a cura della Soprintendenza di Firenze e del Cnr in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure (Opd) di Firenze. Grazie all’attuale cantiere è oggi possibile svolgere una nuova campagna diagnostica, più approfondita ed esaustiva della precedente, con le più aggiornate tecniche e le migliori competenze disponibili sul panorama internazionale grazie alla collaborazione tra Soprintendenza, Cnr e Opd.
Le tecniche utilizzate, completamente non-distruttive, consentiranno di conoscere approfonditamente i materiali utilizzati, le tecniche pittoriche e le fenomenologie di alterazione/degrado, informazioni indispensabili per una corretta pianificazione dell’intervento di restauro. La scheda risultante sullo stato di salute degli affreschi e dell’apparato murario della cappella che li ospita sarà la base per i controlli degli anni successivi.
Cenni storici
La Cappella fu fondata dalla famiglia Brancacci nel tardo Trecento; mentre gli affreschi con le storie di San Pietro furono commissionati dal ricco mercante Felice Brancacci nel 1423. Vi lavorano insieme Masolino e Masaccio ma a causa della partenza del primo per l’Ungheria e del secondo per Roma, nel 1427 gli affreschi rimangono incompiuti.
In seguito all’esilio del Brancacci (1436), caduto in disgrazia per le sue simpatie antimedicee, i frati del convento fanno cancellare i ritratti di tutti i personaggi legati alla sua famiglia e nel 1460 intitolano la cappella alla Madonna del Popolo, inserendovi la venerata tavola duecentesca. Soltanto negli anni 1481-1483 Filippino Lippi effettuerà il ripristino e il completamento delle scene mancanti. Scampata all’incendio che nel 1771 devasta l’interno della chiesa, la cappella è acquistata nel 1780 dai Riccardi, che rinnovano altare e pavimento.