ROMA – E’ partita il 6 novembre 2019 la prima edizione della International School of Cultural Heritage, il programma della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali destinato a candidati stranieri.
La giornata di apertura si è svolta a Palazzo Altemps, alla presenza del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini. Dopo i saluti del Commissario straordinario Carla Di Francesco che guida la Fondazione, si sono susseguiti gli interventi di Daniela Porro, già Direttore del Museo Nazionale Romano e attualmente a capo della Soprintendenza speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma, dell’ambasciatore Andrea Meloni, Advisor della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, e la lectio magistralis di Massimo Osanna, Direttore del Parco Archeologico di Pompei. Infine, si è svolta una visita tra le preziose collezioni di Palazzo Altemps – Museo Nazionale Romano.
“Questo è un lavoro importantissimo e mi fa piacere che sia partito secondo le linee che avevamo immaginato. – Ha dichiarato Franceschini – Adesso bisogna fare di più, bisogna consolidare la scuola, bisogna darle mezzi e strutture. Bisogna darle una sede prestigiosa, tutte cose che faremo. Ma l’importante è che sia partita col passo giusto”. “Tornare a fare il ministro – ha sottolineato Franceschini – consente anche qualche vantaggio: vedere che si realizzano concretamente, e bene, alcune cose che si erano soltanto immaginate”. “Questa idea – ha ricordato il ministro – “è partita perché da anni si discuteva in Italia sull’esigenza di una scuola del patrimonio, si ragionava sull’ipotesi di avere un livello di studio che non si sovrapponesse in alcun modo al percorso universitario”. L’obiettivo era quello di avere nel settore dei beni culturali, al compimento degli studi universitari, uno spazio per una specializzazione di competenze nel nostro Paese”. “Ospitare studenti che vengono da diversi paesi – ha infine aggiunto – che hanno una formazione di base già elevata consente di lavorare sulla diplomazia culturale, un settore in cui l’Italia è già un’eccellenza ma nel quale deve impegnarsi molto di più”
Il corso, della durata di cinque mesi, punta a internazionalizzare il sistema dei beni culturali ed esportare l’eccellenza italiana nella ricerca e formazione relative alla tutela e gestione del patrimonio.
I partecipanti a questa prima edizione provengono da Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Tunisia, Turchia, oltre che dall’Etiopia. Suddiviso in tre moduli, il corso si concentrerà in particolare sulla gestione dei siti archeologici, col titolo Managing Mediterranean archaeological heritage: challenges and strategies.
Si parte con il “Modulo comune”, che si svolge a Roma tra novembre e dicembre, durante il quale gli allievi parteciperanno a conferenze con esperti italiani e internazionali su casi di studio specifici e prenderanno parte a visite presso le più importanti istituzioni o aziende attive nel campo della gestione del patrimonio, nonché a visite tematiche a siti archeologici.
Il secondo Modulo “Fieldwork”, si svolgerà da gennaio a marzo 2020 presso un istituto pubblico o privato attivo nella gestione del patrimonio archeologico in Italia dove, studiandone modello e prassi, i partecipanti potranno sviluppare una propria idea progettuale applicabile al contesto di provenienza.
Si chiude con il “Modulo Finale” che sarà un momento di scambio e confronto con un seminario conclusivo. Questo si terrà il 2 e 3 aprile 2020 e saranno invitati i responsabili e i vertici della organizzazione da cui provengono i partecipanti.
Il programma – finanziato dalla Fondazione e realizzato con il contributo del ministero degli Affari esteri, del dicastero dei beni culturali e dell’Iccrom – si concentrerà sulla gestione dei siti archeologici. Sono previste conferenze di esperti nazionali e internazionali che presenteranno casi di studio.
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