PADOVA – Julien Friedler arriva alla Galleria Civica Cavour di Padova, con oltre 99 tele e alcune installazioni per la mostra Legends (Mapping II), aperta dal 9 luglio al 5 settembre 2021.
Nato nel 1950 a Bruxelles, Friedler è uno scrittore e artista contemporaneo. Autodidatta, ma dotato di una grande esperienza sul carattere umano e di un fascino per l’ignoto, Friedler ha iniziato a dipingere riflettendo sugli eventi più importanti della seconda metà del XX secolo, che ne hanno influenzato sensibilità e comprensione del mondo.
Come scrive il critico d’arte Gianluca Marziani, autore di alcuni dei testi del doppio catalogo che accompagna la mostra: “I quadri si mescolano alle sculture polimateriche, alle installazioni ambientali, ai progetti di scrittura e ai linguaggi tecnologici. Ne risulta, appunto, un corpus unico che si distende attraverso la regia archeologica, i rituali apotropaici, il sublime oltre il visibile ma anche attraverso la cronaca umana, la traccia senziente, la prammatica del vissuto collettivo. La pittura ritrova così la scia atavica dell’essenza, la sua natura sciamanica, l’origine selvaggia prima del capitalismo, la trama iniziatica che ingloba ogni forma speculativa. Friedler ha scelto questa via, la più impervia e acuminata, strada indomabile ma ricchissima, espressione grezza di una grammatica metafisica, quella che precede ogni sintassi, ogni socialità, ogni evidenza politica.”.
“In queste opere – dichiara il co-curatore Carlo Silvestrin – l’artista, inarrestabile nella sua ricerca introspettiva, vuole indagare il rapporto tra la percezione individuale delle immagini e la loro essenza concettuale, regalandoci dei preziosissimi spunti di riflessione.”
“Come tutte le opere di Mapping – spiega la co-curatrice Dominique Stella – anche queste presentate in Legends (Mapping II) sono legate a questo espressionismo magico che caratterizza lo stile di Friedler, appaiono come brandelli di territori astratti, strappati alla terra, allo spazio, una cartografia di paesaggi mentali, legati alla Natura stessa, profonda ed essenziale che si rivela nel sogno o in uno stato di consapevolezza appena cosciente. Vi è, in Mapping, una rivendicazione di colore e l’emergere di un’invisibilità che serve da passaggio tra qui e un altrove, rivelatrice di pensieri, di sensazioni che ci riconnettono alla vita, alla speranza, al mistero e all’inquietante realtà del mondo. Queste opere s’inscrivono nella scia dell’espressionismo astratto, mettendo in evidenza la materia e il colore utilizzato come materia. Tuttavia – a differenza del movimento americano che si distinse negli anni dell’immediato dopoguerra, il quale annientava ogni intenzione, privilegiando l’istante della creazione, l’avvenimento anziché l’immagine – Friedler intende definire una realtà immaginaria. Le opere di Friedler mostrano l’invisibile e trasportano ognuno nelle trincee del proprio animo, nell’analisi introspettiva che collega l’opera all’inconscio e invita al viaggio interiore”.
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