ROMA – Le opere finaliste della seconda edizione del concorso Re:Humanism Art Prize sono protagoniste della mostra Re:Humanism – Re:define the Boundaries, ospitata al MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, dal 5 al maggio 2021.
L’esposizione, a cura di Daniela Cotimbo, Presidente dell’associazione Re:Humanism, invita a riflettere sul rapporto tra umanità e Intelligenza Artificiale, un tema quanto mai attuale qui indagato attraverso l’arte contemporanea.
Dalla biodiversità alla coscienza ecologica, dall’identità di genere alla costruzione di nuove forme relazionali, dal rapporto tra esseri umani e dispositivi tecnologici all’esplorazione delle potenzialità narrative e creative di un’intelligenza artificiale: sono questi gli elementi e i grandi temi che emergono dalle dieci opere esposte in mostra.
Le opere
Sul doppio fronte ecologico e sociologico si muove ad esempio l’opera Beneath the Neural Waves 2.0, firmata dall’artista, ricercatore e architetto norvegese Feileacan McCormick e della neural artist Sofia Crespo, meglio conosciuti come Entangled Others, duo artistico di base a Berlino, che intende creare un ecosistema acquatico in digitale in grado di esplorare i concetti di biodiversità e relazione tra specie.
Da una presa di coscienza ambientale nasce anche Three Thousand Tigers dell’artista bolognese Irene Fenara. Partendo da 3.000 immagini fotografiche di tigri (corrispondente al numero attuale degli esemplari presenti in natura), la Fenara utilizza un algoritmo generativo per realizzare un arazzo in tessuto, nella tradizionale tecnica degli artigiani dello stato di Uttar Pradesh, in India.
Le installazioni (Non-)Human: The Mooving Bedsheet dell’artista cinese Yuguang Zhang si interrogano sulla relazione che ci lega agli oggetti di uso quotidiano e al confine sottile e sempre più sfocato tra umano e non umano.
In ABCD1 il collettivo Umanesimo Artificiale arriva alla sonificazione delle mutazioni del Dna e del gene ABCD1, causa di una rara malattia neurologica.
Fra i territori della biologia (e non solo) si muove anche l’artista svizzera Johanna Bruckner: l’installazione video Molecular Sex ha come protagonista un sex-robot gender fluid che incarna contemporaneamente approcci di sessualità appartenenti a forme di vita differenti, dal batterio alla stella marina.
L’opera Body as Building dell’americana Elizabeth Christoforetti e della libanese Romy El Sayah, entrambe ricercatrici alla Graduate School of Design di Harvard, propone invece un approccio progettuale attraverso cui ogni individuo partecipa alla creazione del proprio contesto abitativo.
Sulla relazione fra arcaico e futuribile, fra tecniche antiche e tecnologie contemporanee si concentrano le opere dell’artista russo di base a Berlino Egor Kraft e dell’artista siciliana Mariagrazia Pontorno.
Con le opere di Numero Cromatico e di Carola Bonfili ci si addentra invece nei territori della letteratura.
Infine, per scoprire il progetto dell’artista Francesco Luzzana, vincitore del premio speciale Romaeuropa Digitalive, bisognerà aspettare l’autunno quando verrà presentato nell’ambito del Romaeuropa Festival 2021. Co-prodotta dalla Triennale di Milano, Object Oriented Choreography è un’installazione/performance in realtà virtuale che attraverso un dispositivo collaborativo fa interagire il pubblico con l’Intelligenza Artificiale e quella del performer, dando vita a una vera coreografia in continuo divenire.
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