ROMA – Una sequenza di immagini di opere di Marc Chagall si susseguono nel videoclip che accompagna la canzone “Chagall” del poliedrico artista bolognese Franz Campi (1962), tratta dall’ultimo lavoro discografico “Il Sentimento Prevalente”. Un lavoro che, esplorando diversi temi, evidenzia il potere salvifico dell’arte.
Il pezzo “Chagall”, in particolare, ci trasporta in quel microcosmo indipendente, svincolato da qualsiasi legge razionale e logica quotidiana che Marc Chagall è riuscito a restituire attraverso la sua arte, in cui il sentimento amoroso viene elevato sul piano del mito e della fiaba e le figure, siano essi animali, esseri viventi o cose, si librano nello spazio, al di sopra di ogni dolore e senza che nessuna forza le risospinga verso terra.
Abbiamo chiesto a Franz Campi il motivo di questa scelta di omaggiare il pittore.
“Faccio parte di una generazione che alla sera veniva accompagnata nelle braccia di Morfeo dalle celebri “Fiabe sonore”: una serie di meravigliosi 45 giri pieni di musiche e di bravissimi attori che mettevano in scena le più celebri storie per bambini di tutto il mondo. – Racconta Campi – Io mi accorsi che uno dei poteri più ricorrenti dei diversi eroi/protagonisti era la capacità di volare, trasformandosi in uccelli o compiendo balzi prodigiosi”.
“Da adulto scoprii che già nel 1956 lo scrittore Italo Calvino aveva pubblicato un importante lavoro sulle fiabe e anche lui aveva annotato questo fenomeno spiegandolo come metafora del desiderio di elevarsi dalle fatiche e dalle asperità della vita. Non solo quindi ‘Per aspera ad astra’ intendendo il superamento delle difficoltà come premio, ma proprio come alleggerimento, libertà finalmente raggiunta allontanandosi dalle tribolazioni quotidiane”.
“Il pittore Chagall mi ha sempre affascinato per questo. – sottolinea Campi – Non solo per la bellezza che sprigionano le sue tele, la poesia dei colori che avvolge ogni ritratto, ma perché rappresenta in modo fiabesco il trionfo dell’amore sul dolore. E Chagall conosceva bene l’argomento, sin dall’inizio: Il giorno stesso della sua nascita ci fu un pogrom e il villaggio venne attaccato dai cosacchi. Poi l’emigrazione in cerca di fortuna, la discriminazione e la prigione, la delusione dei Soviet, la fuga dai nazisti, la perdita dell’amata moglie e infine il disperato destino del suo popolo”.
“Io – conclude l’artista – mi sono immaginato di sentirlo parlare in una canzone. E, sulla musica di Gino De Stefani con lo struggente arrangiamento di Davide Belviso, ne ho composto un appassionato ritratto che descrive la magia di un piccolo uomo capace di far volare violini, pecore e persone al di sopra dell’insensatezza e della violenza del mondo. Che invece ha tanto bisogno di arte”.
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