COSENZA – Nell’incendio divampato il 18 agosto in un palazzo in corso Telesio, nel centro storico di Cosenza, nel quale sono morte tre persone, sono andati distrutti anche importanti manoscritti originali e altre opere di umanisti e filosofi come Bernardino Telesio, Quattromani, Parrasio e Paolo Bombini. In particolare, del filosofo Telesio, è andata distrutta la prima edizione del “De rerum natura iuxta propria principia”. Le fiamme hanno infatti interessato la biblioteca presente nello storico palazzo nobiliare del 1100, di proprietà della famiglia Bilotti Ruggi D’Aragona, il casato del mecenate cosentino Bilotti, e gran parte della residenza che custodiva mobili e opere artistiche di valore. Oltre a 8 pergamene originali del ‘400 su Cosenza scritte in gotico è andata distrutta anche tutta la quadreria del ‘500 ritraente umanisti calabresi e cosentini, tra cui Paolo Bombini che aveva un carteggio epistolare con Galileo Galilei, di cui vi erano copie trascritte a mano. La residenza Ruggi D’Aragona era considerata il corrispettivo di Palazzo Ganci di Palermo, per importanza e pregio delle opere e del mobilio custodito.
“Questa è stata una tragedia annunciata, denunciata da otto anni e ignorata perché la giustizia non ha fatto nulla – ha commentato il proprietario Roberto Bilotti – Oggi Cosenza piange tre morti e perde 500 anni di storia. Ma tutto questo poteva essere evitato”.
Mario Pagano, direttore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Catanzaro, Cosenza e Crotone, dopo aver appreso dell’incendio, ha dichiarato: “Sono dispiaciuto per quanto accaduto. Ho visitato la sede della residenza Ruggi D’Aragona proprio una settimana fa, e nell’occasione avevamo deciso con Roberto Bilotti di avviare a settembre la procedura per un vincolo”. “Conosco la famiglia Bilotti – ha detto ancora il primo cittadino – e il loro amore per l’arte. Penso sia stato un duro colpo per Roberto che aveva deciso di aprire alla città la residenza. Ho visto opere d’arte di moderato valore, ma molto importanti per il patrimonio calabrese, mobili del ‘400 ed ero convinto di avviare la procedura per una dichiarazione di importante interesse. Sapevo dell’esistenza della biblioteca, seppur non ho avuto modo di visitarla e avrei segnalato alla Soprintendenza archivistica e bibliografica di Reggio Calabria la presenza dei testi. Purtroppo, non ne abbiamo avuto il tempo. Lunedì, al mio rientro in sede, contatterò Roberto Bilotti e farò di tutto per salvare e tutelare ciò che è rimasto”.