Una riflessione radicale sulla natura stessa del tempo, dell’arte e del senso: il nuovo progetto performativo di Geo Florenti, dal titolo ETC – perennemente contemporaneo, a cura di Giuseppe Stagnitta, sarà in mostra dal 24 ottobre 2025 al 7 gennaio 2026, presso lo StudioG di Roma, diretto dall’architetto Giada Calcagno. Florenti, artista e innovatore nel campo delle tecnologie energetiche, propone con ETC un’immersione nell’“immaginario ciclico” in cui tutto si ripete e tutto si annulla. L’idea di “perennemente contemporaneo” diventa una chiave di lettura del divenire: ogni istante, nel momento stesso in cui accade, è già passato. Così, la performance stessa — e l’arte in generale — vive nel paradosso di un presente che si consuma nel suo accadere. ETC può dunque essere ripetuto all’infinito, in un ciclo senza inizio né fine, dove la creazione si dissolve nel proprio stesso atto di nascita.
La “foto di Dio”: un paradosso tra fede, scienza e natura
Nel percorso espositivo di Geo Florenti, sempre più nel ruolo di artista-scienziato, capace di unire intuizione poetica e ricerca tecnologica, spiritualità e concretezza. emerge un’opera emblematica: La foto di Dio. Un lavoro concettualmente fotografico, ma realizzato unicamente con materiali vegetali, che riproducono uno schema digitale, come fosse una stampa moderna. Florenti immagina così un gesto primordiale, una fotografia “realizzabile anche l’ottavo giorno della Creazione”, come afferma l’artista stesso: “In base all’opera esposta e agli strumenti utilizzati (solo vegetazione), posso affermare che quest’opera poteva essere realizzata anche il giorno 8, il primo dopo i 7 della Creazione. Ed è così che ho incontrato Dio, a modo mio, per uno scatto”.


L’opera, pur evocando il linguaggio digitale, nasce da un procedimento completamente naturale. Il risultato è un cortocircuito tra tecnologia e materia vivente, tra codice binario e linfa vegetale: un ritratto “di Dio” concepito per essere collocato sotto un ponte, in mezzo ai senzatetto. L’installazione prende il nome di God Station: un “luogo che potrebbe diventare più chiesa delle chiese”, secondo l’autore. Qui la sacralità si spoglia di ogni ornamento e si rifugia nel quotidiano, nella fragilità umana, nell’insensatezza stessa della vita.
Il nonsenso come forma di senso
Florenti non cerca un significato utilitaristico per quest’opera. Anzi, ne rivendica l’“insensatezza”, in apparente contraddizione con la sua abituale poetica dell’utilità, che mira a fornire soluzioni pratiche e reali attraverso l’arte. Ma proprio questo contrasto diventa il cuore di ETC: la consapevolezza che anche il nonsenso può essere un atto pieno di significato. L’artista invita a riconoscere nell’arte la stessa natura effimera e necessaria della vita: “l’arte è vita”, scrive, e come tale non ha bisogno di giustificazioni.


Un artista tra luce, tecnologia e umanità
Nato come innovatore di tecnologie energetiche, Geo Florenti si distingue nel panorama artistico internazionale per la realizzazione di installazioni luminose a consumo zero, pensate per illuminare opere d’arte nei musei senza spreco energetico.
Debutta nel 2007 alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, presentato da Claudio Strinati, illuminando con le sue tecnologie sostenibili il Giovanni Battista di Caravaggio e La Danzatrice di Canova. Nel 2008 sperimenta ulteriormente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, dimostrando che è possibile illuminare un museo intero senza incidere sui consumi. Negli anni ha lavorato su opere di Michelangelo, Leonardo, Bernini, Rembrandt, Gentileschi, Vouet, Balla, Man Ray, fino a collaborare con Michelangelo Pistoletto, anticipando concetti poi definiti nel campo scientifico come SolarIndoor — il fotovoltaico applicato alla luce artificiale. Nel 2021 realizza Palazzo Hybrid, un progetto per la conversione energetica degli edifici, in collaborazione con ENEA e il Politecnico di Milano, continuando oggi la ricerca di tecnologie sostenibili insieme alla Facoltà di Ingegneria de La Sapienza.









