Per celebrare i suoi trent’anni di attività, Galleria Gaburro apre le porte a una mostra collettiva che va oltre la semplice esposizione: un progetto concettuale e narrativo che trasforma lo spazio espositivo milanese in una vera e propria scena teatrale. Intitolata “Giorgio Gaburro. Trent’anni di Galleria”, la mostra – curata da Matteo Scabeni – si articola in tre atti, come una tragedia greca, dove le voci degli artisti si intrecciano con quella del gallerista, tra memoria, visione e possibilità future.
Fondata nel 1995 da Giorgio Gaburro in provincia di Vicenza, la galleria ha sempre avuto una vocazione indipendente, fuori dagli schemi e dai circuiti più convenzionali. Un approccio basato sulla sperimentazione, l’attenzione al dettaglio e una concezione dell’arte come luogo vivo di dubbio e trasformazione. Dopo le prime sedi a San Bonifacio e Verona, la galleria ha inaugurato nel 2021 il suo secondo spazio a Milano, dove oggi lavora insieme alla figlia Cecilia Gaburro, dando nuova energia alla programmazione.

Courtesy l’artista

Courtesy l’artista.
Una tragedia corale in tre atti
La mostra non è una retrospettiva celebrativa in senso classico, ma un’architettura narrativa coraggiosa, che mette in scena il ruolo – mutevole e spesso incompreso – del gallerista. Come nella prima mostra storica di Gaburro dedicata ai Sette Vizi Capitali, anche qui torna il numero sette: sette artisti sono stati invitati a dialogare con altri sette colleghi, da loro scelti liberamente. Nascono così sette coppie, sette duetti artistici che mettono in relazione linguaggi, tecniche, sensibilità e generazioni. Il risultato è una tensione dinamica tra armonia e dissonanza, una conversazione estetica che attraversa epoche e stili, senza mai cercare un equilibrio forzato ma lasciando spazio a contrasti fecondi. La galleria si trasforma così in un palcoscenico vibrante, dove ogni opera è una scena, una testimonianza, un gesto che prende forma nel tempo e nello spazio.


Un cast d’eccezione per un anniversario importante
Tra gli artisti in mostra:
Marina Abramović, Liu Bolin, JR, Jan Fabre, Emilio Isgrò, Daniel Spoerri, Hermann Nitsch, Ferdinando Scianna, Andrea Mastrovito, Marco Cingolani, Ruben Montini, Andrea Cusumano, Iain Andrews e Leyla Cardenas. Ognuno di loro contribuisce a comporre un racconto corale, in cui le singole voci si fondono in una riflessione più ampia sul senso dell’arte, della memoria e del fare galleria oggi. In un’epoca in cui molte gallerie storiche sono scomparse o si sono trasformate, questa mostra diventa anche un atto di resistenza poetica, un invito a continuare a interrogarsi sul ruolo dello spazio espositivo come luogo di dialogo e ricerca.

Courtesy Lorenzo Palmieri e l’artista.

Courtesy l’artista.
Una galleria in trasformazione
Nel corso degli anni, Giorgio Gaburro ha collaborato con figure chiave del mondo curatoriale – da Achille Bonito Oliva a Eugenio Viola, da Marco Bazzini a Giacinto Di Pietrantonio, fino a Lorand Hegyi, Luca Beatrice e Danilo Eccher. Oggi, con il coinvolgimento attivo di Cecilia Gaburro, la galleria guarda al futuro mantenendo saldo lo spirito originario: fare arte come esplorazione, come rischio, come possibilità di trasformazione.
Date e informazioni
- Opening: mercoledì 8 ottobre 2025, dalle 18.30 alle 21.00
- Apertura al pubblico: dal 9 ottobre 2025 al 10 gennaio 2026
- Orari: dal martedì al sabato, 10:00 – 13:00 e 14:00 – 19:00
- Luogo: Galleria Gaburro, Via Cerva 25, Milano








