FIRENZE – La nota degli Uffizi fa riferimento in particolare ai tempi di ideazione e organizzazione della mostra in questione. Si specifica innanzi tutto che l’esposizione non è stata “concepita e organizzata in soli tre mesi. Questo lasso di tempo indica solo il periodo intercorso dalla data della sottoscrizione dell’accordo di collaborazione tra il museo Puškin e le Gallerie degli Uffizi”.
Continua dunque il comunicato: “In genere gli accordi istituzionali – diversamente dalle lettere di intento – sono firmati in corrispondenza alle fasi finali di preparazione di una mostra. Nel caso specifico, l’esposizione si trovava, al momento della firma, in fase organizzativa già da cinque mesi (periodo di tempo del tutto normale per una mostra con 11 opere). Ma la sua elaborazione culturale risale ben più indietro nel tempo: ad anni – se non decenni, ad esempio per quanto riguarda Lina Bolzoni – di ricerche svolte dagli autori del catalogo. Infatti il rapporto tra pittura e poesia (che richiama il consueto detto oraziano ut pictura poēsis, che ha ispirato e permeato molti studi, in particolare a partire dagli anni Quaranta del Novecento) viene qui ripreso e declinato in relazione alla ritrattistica di Raffaello, per comprendere come già a partire dalla metà del Cinquecento si assista alla nascita di uno specifico lessico critico, dedicato alla elaborazione di una prima formulazione del significato e degli obiettivi più generali dell’arte dell’Urbinate. La scelta di una chiave di lettura così specifica è stata accolta dal Museo Puškin con grande entusiasmo al punto che, per comunicare un’immagine poetica dell’arte di Raffaello, nel risvolto di copertina del catalogo i colleghi russi hanno scelto un epigramma in latino di Girolamo Borgia, composto tra il 1516 e il 1520, affiancandolo ad una sua traduzione nella loro lingua”.
In secondo luogo poi la nota fa riferimento a una errata interpretazione del parere manifestato dai restauratori dell’Opificio delle Pietre Dure riguardo al prestito dei ritratti dei Coniugi Doni di Raffaello, della Galleria Palatina. Si legge quindi: “Queste valutazioni, basate su alcuni brani ricavati da una relazione sullo stato di conservazione delle opere in questione, sono del tutto infondate”. La nota specifica ancora: “si è stravolto il senso di questo documento, in quanto le frasi sono citate fuori contesto. La relazione fa parte di una pratica di verifica sulla possibilità di prestito delle opere d’arte, introdotta proprio dal nuovo direttore, Eike Schmidt, in accordo con il comitato scientifico delle Gallerie degli Uffizi, nella prima metà del corrente anno, procedura che prevede un esame tecnico-scientifico particolareggiato di ogni singola opera richiesta per mostre fuori sede, invece di una semplice dichiarazione del curatore, seguita da una scheda di catalogo, come era previsto in precedenza, con l’esame dello stato di conservazione effettuato solo al momento della partenza dell’opera”.
A proposito dei ritratti dei coniugi Doni di Raffaello e alla relazione redatta dal restauratore Roberto Bellucci, dell’Opificio delle Pietre Dure, la nota sottolinea che il restauratore afferma: “lo stato di conservazione delle due opere è sostanzialmente buono, così come appare la stabilità del colore”. La relazione illustra inoltre i provvedimenti da adottare nell’eventualità del viaggio. Il restauratore non esclude “categoricamente” che le opere possano viaggiare (come si evince invece dall’errata citazione sulla stampa), ma scrive testualmente: “sarebbe categoricamente da escludere che viaggiassero in camion, per quanto ammortizzato si tratterebbe comunque di un viaggio di alcuni giorni continuamente”. Inoltre Bellucci sconsiglia giustamente “il viaggio in stiva di aereo” se “assemblate in pallet insieme ad altri involucri di vario genere”, ipotizzando invece un viaggio in cabina: e puntualmente è stato previsto un imballo specificamente studiato dal punto di vista della sicurezza e della conservazione per le opere in questione.
Spiega ancora il comunicato: “Come previsto dal regolamento, la relazione dell’Opificio delle Pietre Dure è servita come base di valutazione per accordare il prestito e come punto di partenza per definire le misure precauzionali da adottare per il trasporto delle opere. Naturalmente queste procedure sono state definite in stretto dialogo con i restauratori e i trasportatori. Dal momento che i dipinti sono realizzati su supporto ligneo, in particolar modo era necessario evitare eventuali sbalzi micro-climatici, accorgimenti che si possono ottenere grazie a metodi e tecnologie precise”.
Infine conclude la nota: “Non sorprende quindi che dopo un viaggio in aereo durante il quale sono stati adottati tutti i provvedimenti di sicurezza del caso, i due ritratti Doni – e anche tutte le altre opere in mostra a Mosca – siano arrivati sani e salvi. Quod erat demonstrandum”.
Tuttavia le polemiche non finiscono qui. Infatti alle precisazioni diffuse dagli Uffizi replica il sindacato Confsal-Unsa Beni culturali che, pur specificando di non volere entrare nel merito per rispetto al restauratore chiamato in causa, attraverso il suo rappresentante Learco Nencetti, chiede invece perché “la Direzione di Gallerie degli Uffizi o chi per essa non rende pubblico sul sito e ai sindacati il testo dell’accordo firmato con museo di Mosca e i costi, i guadagni e le spese?.