ROMA – La VI sezione del Consiglio di Stato ha detto “NO” al McDonald’s alle Terme di Caracalla. Con il ricorso dinanzi al Consiglio di Stato la società McDonald’s Development Italy Llc impugnava la sentenza n. 5757 del 2020 del Tar Lazio che aveva bloccato la realizzazione dei lavori per l’apertura di un fast food e del relativo parcheggio nelle aree di viale Guido Baccelli, confermando il provvedimento del direttore generale della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiBAC del 30 luglio 2019, che annullava il parere positivo della Soprintendenza Speciale ABAP di Roma per la realizzazione di un McDonald accanto alle Terme di Caracalla e, contestualmente, ne bloccava i lavori.
Il progetto
Il progetto prevedeva un vero e proprio ristorante su una superficie di 800 mq, con area Mc Drive, per ordinare direttamente dalla propria auto e l’immancabile Mc Café, per un totale di 250 posti a sedere tra area interna ed esterna. Sempre nell’area ristorazione 180mq sarebbero diventati una serra indoor “per mantenere forte il legame con il vivaio preesistente“.
Il Consiglio di Stato ha ritenuto che il susseguirsi dei piani paesistici stabilisce “esigenze di tutela del patrimonio culturale, con la conseguenza che le relative previsioni attuative non possono certo essere oggetto di interpretazione riduttiva”. Pertanto ha rigettato la richiesta della McDonald’s Development Italy Llc perché numerosi “atti evidenziano la sussistenza del vincolo sull’area” a ridosso delle Terme di Caracalla, che non prevedono la trasformazione di un vivaio preesistente – originariamente una serra edificata nel 1970, successivamente oggetto di interventi di ampliamento e cambio di destinazione d’uso approvati in sanatoria – in un locale a pubblico esercizio di ristorazione. Tra l’altro l’area è iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale mondiale dell’UNESCO.
I pareri positivi delle autorità
1) della Regione Lazio; 2) della Soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’Area archeologica di Roma del MiBAC, 3) della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali, 4) dell’U.O. Permessi di Costruire, Ufficio Autorizzazioni Paesaggistiche del Comune di Roma; 5) e infine della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, – Immobilflora S.r.l. e McDonald’s Development Italy Llc, firmavano un contratto di affitto e iniziavano i lavori.
Il plauso di Italia Nostra
A seguito delle proteste e della levata generale di scudi – rammenta in una nota Italia Nostra – era intervenuta, come già detto, la DG ABAP del MiBAC che bloccava i lavori. Tale intervento, secondo il Consiglio di Stato, è suffragato dall’art. 150 del D.Lgs 42/2004, che “attribuisce espressamente sia alla Regione sia al Ministero il potere di ordinare la sospensione di lavori atti ad alterare i valori paesaggistici del territorio, a tutela sia dei beni già vincolati sia di aree che si intende tutelare con l’imminente adozione di un futuro vincolo paesaggistico; si tratta, pertanto, di un potere che può essere esercitato anche a salvaguardia di aree o immobili non ancora dichiarati di interesse culturale o paesistico.”
Italia Nostra, esprimendo soddisfazione per la decisione del Consiglio di Stato, ha così commentato: “Questa precisazione è importantissima per le future tutele del nostro patrimonio culturale e archeologico. Le criticità emerse in questa vicenda sono evidenti a tutti: Italia Nostra ritiene che per il futuro non si debba fare affidamento sull’intervento in extremis della Direzione Generale, ma portare a termine il processo di co-pianificazione Stato/Regione adottando i Piani Paesistici su tutto il territorio nazionale e non solo in quattro regioni”.