BOLOGNA – Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna si ripresenta al pubblico con alcuni interventi di rivisitazione e riallestimento di alcuni sezioni della collezione permanente.
Ad essere interessate da questo piano di rinnovamento sono le sezioni dedicate all’Informale e all’Ultimo Naturalismo, mentre è stata costruita ex-novo un’area tematica sull’arte Verbo-Visuale.
Il riallestimento è stato pensato dalle curatrici Uliana Zanetti e Barbara Secci, con la supervisione del direttore artistico Lorenzo Balbi. L’obiettivo è stato quello di individuare, utilizzando alcuni nuclei collezionistici significativi delle raccolte del museo, circostanze di tempo e di luogo da cui sono scaturite opportunità di sperimentazione e connessioni con il territorio bolognese, nazionale e internazionale.
La sezione Informale custodisce opere di artisti di spicco di questa corrente diffusa fra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Fra i critici che in Italia rivolsero una tempestiva e sensibile attenzione a queste esperienze si schierò Francesco Arcangeli, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, antesignana del MAMbo, dal 1959 al 1968. A lui si deve l’acquisto delle opere di Alberto Burri e Antoni Tàpies esposte in questo spazio, in cui una manipolazione controllata della materia suscita inedite manifestazioni formali. Su un tracciato parallelo si collocano le delicate composizioni di Germano Sartelli, poetiche ricombinazioni di elementi naturali e di scarto, mentre, quasi all’opposto, la lunga tela di Pinot Gallizio testimonia un approccio alla pittura esuberante ed energico.
La sezione Ultimo Naturalismo e Scultura trae spunto da Gli Ultimi Naturalisti, articolo di Francesco Arcangeli pubblicato sulla rivista Paragone nel 1954. Sotto questa definizione, egli raccoglie alcuni artisti del Nord Italia di cui da tempo segue il lavoro, come Pompilio Mandelli, Ennio Morlotti, Sergio Romiti, Mattia Moreni, Vasco Bendini, Sergio Vacchi. Oltre alle opere dei pittori cari ad Arcangeli, la sala accoglie alcune sculture di Agenore Fabbri, Quinto Ghermandi, Jean Ipoustéguy, Leoncillo (Leoncillo Leonardi), Luciano Minguzzi e Andrea Raccagni acquisite dal museo negli anni della sua direzione.
Completamente inedita per i visitatori è invece la terza sezione dedicata all’arte Verbo-Visuale. Agli inizi degli anni Sessanta sempre più artisti avvertono l’importanza dell’impatto delle nuove tecnologie e dei mass media anche sulle sfide estetiche e sulle condizioni di produzione della ricerca artistica sperimentale. Molti artisti adottano metodologie che sfruttano le potenzialità dei mass media per veicolarne una critica consapevole. L’arte verbo-visuale che scaturisce si sviluppa fino alla fine degli anni Settanta, con ricerche di carattere interdisciplinare che danno luogo a un dinamico intreccio di raggruppamenti, eventi, sodalizi, mostre, incontri. Fra i gruppi che si impegnano in queste sperimentazioni un ruolo di rilievo è svolto dal Gruppo 70, fondato nel 1963 a Firenze da Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori, Lamberto Pignotti, ma moltissimi sono gli artisti che, anche singolarmente, conducono ricerche affini, spesso trovandosi coinvolti nelle stesse manifestazioni espositive o performative. Fra questi compaiono Vincenzo Accame, Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Adriano Spatola, Franco Vaccari.
Oltre a documentare alcuni esiti significativi dell’arte Verbo-Visuale, le opere esposte in questa sezione sono testimonianza di una intensa campagna di acquisizioni per la Galleria d’Arte Moderna di Bologna promossa nel 1984 da Concetto Pozzati, presente con un’opera grafica.
La collezione permanente si è infine arricchita di un nuovo comodato: grazie alla generosità della Banca di Pisa e Fornacette Credito Cooperativo, la sezione Officina d’Arte Italiana accoglie un dipinto (s.t., 2009) di Luca Bertolo, che sarà presto ufficialmente presentato al pubblico alla presenza dell’artista.
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