FIRENZE – L’affresco del ritratto di Dante, realizzato dal pittore rinascimentale Andrea Del Castagno, è sicuramente uno dei più noti nella storia dell’arte. L’opera, dopo l’intervento di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure, ha ritrovato la sua luminosità, offuscata dal progressivo deposito di sedimenti sulla superficie pittorica e dai successivi interventi e ritocchi che ne avevano alterato l’originale cromatismo. L’offuscamento dei colori aveva inoltre invecchiato il volto di Dante.
Il restauro è iniziato con una approfondita ricerca sull’affresco e da un’analisi scientifica della tecnica esecutiva e dello stato di conservazione, mediante tecniche di diagnostica non invasiva.
L’intervento è durato circa sei mesi, sotto la supervisione della direttrice del settore pitture murali dell’Opificio Cecilia Frosinini, è stato eseguito dalle restauratrici Sara Penoni e Cristiana Todaro.
“Si tratta dell’immagine forse più famosa di Dante, un’icona che si lega alla cultura e allo spirito italiani. – Ha affermato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – Ancora più significativo è il fatto che il restauro sia stato finanziato Linda Balent, dei Friends of the Uffizi Galleries, il ramo americano degli Amici degli Uffizi. Perché Dante è infatti anche un poeta universale, e la sua opera è attuale ovunque nel mondo”.
Il soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Marco Ciatti, ha aggiunto “L’Opificio, nell’ambito della collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, è reintervenuto sull’immagine di Dante di Andrea del Castagno che rappresenta, insieme alle altre figure del ciclo di Villa di Legnaia, un importante restauro storico. Per questo il nostro progetto di ricerca ha riguardato le condizioni attuali dell’opera, adesso risanata, ma ha anche comportato un approfondimento utile per la storia del restauro”.
Il ritratto di Dante appartiene al ciclo di affreschi raffiguranti nove “Uomini e Donne illustri”, realizzato da Andrea del Castagno, tra il 1447 e il 1449, per una Villa nei pressi di Legnaia, nell’immediata periferia di Firenze, conosciuta come Carducci Pandolfini, appartenuta a Filippo Carducci, che aveva ricoperto a Firenze importanti cariche pubbliche tra cui quella di Gonfaloniere di Giustizia. La sorte del ciclo fu strettamente legata alle vicende storiche della Villa Carducci Pandolfini. Infatti, probabilmente a causa di un cambio di destinazione d’uso degli ambienti, in epoca non precisata gli affreschi furono coperti da imbiancature. Di essi purtroppo si perse memoria per lungo tempo, fino alla loro riscoperta avvenuta intorno al 1847, in coincidenza con la riedizione delle Vite del Vasari.
Nel 1850, quando la Villa era di proprietà di Margherita Rinuccini e di suo marito Giorgio Teodoro Trivulzio, le pitture furono staccate dal supporto murario e destinate alla vendita. Nel 1852 furono acquistate dagli Uffizi che, forse più di ogni altro luogo, offrono una persistente visione della storia come “celebrazione di uomini illustri”.
L’affresco staccato di Andrea del Castagno sarà presto protagonista della grande mostra “Dante – La visione dell’arte”, organizzata a Forlì dalla Fondazione Cassa dei Risparmi della città romagnola insieme alle Gallerie, che concedono in prestito circa cinquanta opere, nell’ambito delle celebrazioni per il settecentenario della morte del padre della Divina Commedia.
Al termine della mostra il ritratto verrà esposto a Castagno d’Andrea, nel comune fiorentino di San Godenzo, paese natale dello stesso pittore Andrea del Castagno e luogo dantesco, in quanto fu proprio qui che l’Alighieri, esiliato da Firenze, decise di accettare il provvedimento dei fiorentini contro di lui e di non tornare nella sua città.