ROMA – La collezione Torlonia, tornerà finalmente ad essere esposta al pubblico grazie a un accordo sottoscritto al Ministero dei Beni culturali tra l’amministratore della Fondazione Torlonia, Alessandro Poma Murialdo, il direttore generale per l’Archeologia Gino Famiglietti, il direttore generale per le belle arti e il paesaggio Francesco Scoppola e il soprintendente speciale per il Colosseo, il museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica, Francesco Prosperetti, alla presenza di Dario Franceschini.
Franceschini aveva annunciato già qualche tempo fa questa ipotesi, visto che erano in corso trattative tra il ministero e la famiglia Torlonia. Oggi l’accordo è divenuto realtà.
“L’accordo che sottoscriviamo oggi è storico e consentirà la fruizione pubblica della straordinaria collezione Torlonia di sculture e monumenti di arte classica”. Così Franceschini, in occasione della firma, nella sede del dicastero. Sarà inoltre prevista l’organizzazione di una mostra con circa 60/90 pezzi della collezione, considerata da molti esperti la più importante di arte antica di proprietà privata del mondo. “Questa rassegna – ha precisato il ministro – si terrà prima a Roma, e stiamo già ragionando con il Comune per ospitarla a Palazzo Caffarelli, e poi negli Stati Uniti e in un grande museo europeo”. “L’obiettivo finale – ha sottolineato ancora Franceschini – è arrivare alla esposizione permanente della collezione a Roma, in una sede che sia la più prestigiosa e importante possibile”.
Per quel che concerne la mostra, prevista entro il 2017, al momento si sa che sarà curata da Salvatore Settis, affiancato da Carlo Gasparri, archeologo e accademico dei Lincei, e comprenderà dei pezzi “altamente rappresentativi” dei 620 che formano l’intera collezione.
Attualmente la collezione si trova dislocata in diverse sedi, come spiegato da Alessandro Poma Murialdo, nipote del principe novantenne Alessandro Torlonia, che si occupa della Fondazione: “Alcune statue si trovano nei depositi del museo Torlonia a via della Lungara, mentre i pezzi più importanti sono stati portati a Palazzo Torlonia, in via della Conciliazione”.
Il museo Torlonia fu allestito nel 1859 ma di fatto non è mai stato aperto al pubblico, la visione delle opere era infatti riservata solo a una cerchia ristretta di nobili romani. Inoltre con la Seconda Guerra Mondiale venne chiuso per problemi di sicurezza.
La collezione, oggetto di molte polemiche, è composta quasi interamente di opere greche e romane, acquisite dai Torlonia nel corso dei secoli (alcune provengono anche dagli scavi effettuati nel XIX secolo nelle terre di proprietà della famiglia). Alcune sono state restaurate nel Settecento. Sarebbe meglio dire ”integrate” come le definiscono gli esperti, nel senso che le parti mancanti di alcune statue sono state appunto letteralmente “aggiunte” a completamento dell’opera.
“È una collezione di eccezionale rilevanza – ha detto Settis -, una collezione di collezioni perché frutto di svariati acquisti fatti dai Torlonia. Il nucleo più importante – ha proseguito il noto esperto d’arte – é sicuramente quello Giustiniani”. Ma ci sono opere provenienti anche dalle collezioni Caetani-Ruspoli, Carpi, Cesarini e Cavaceppi. Il restauro delle opere che verranno esposte sarà a carico dei Torlonia.
“L’accordo di oggi è frutto di una felice coincidenza fra le intenzioni della famiglia Torlonia e quelle degli attuali esponenti del Ministero e rappresenta un primo passo in direzione di una più efficiente gestione e valorizzazione di queste opere” – ha affermato Alessandro Poma Murialdo a margine della firma – “Le opere dell’intera collezione, tuttavia, sono state finora conservate con cura sotto l’ègida della famiglia prima, e della Fondazione Torlonia poi, e sono sottoposte ad una costante e scrupolosa opera di restauro di cui la famiglia si fa carico esclusivamente con propri mezzi economici ed avvalendosi di un selezionato gruppo di restauratori e tecnici di fiducia”.
“L’Italia – ha concluso Franceschini – ha uno straordinario patrimonio storico-artistico, sia pubblico che privato. Occorre quindi rafforzare la collaborazione con i privati perché beni come questi di cui parliamo oggi sono anche patrimonio dell’umanità ed è giusto che siano fruibili al pubblico”.
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