NAPOLI – Prederà il via a fine gennaio il restauro con “cantiere aperto”, del Mosaico della Battaglia di Isso, che segnò la sconfitta dei Persiani guidati da re Dario III. Il manufatto, datato 100 a.C. e trovato il 24 ottobre 1831 durante gli scavi della domus del Fauno nella Regio VI di Pompei, è diventato il simbolo del Museo archeologico di Napoli.
“Sarà un restauro grandioso – spiega il direttore del Mann, Paolo Giulierini – che si compirà sotto gli occhi del mondo. Un viaggio entusiasmante lungo sette mesi ci attende dopo il minuzioso lavoro preparatorio, studiosi ed esperti si prenderanno cura con le tecniche più avanzate del nostro capolavoro pompeiano. La tecnologia e le piattaforme digitali ci consentiranno di seguire le operazioni, passo dopo passo, in una sorta di ‘cantiere trasparente’, come mai accaduto prima. Per realizzare una operazione così ambiziosa e complessa è stata attivata dal Mann una rete di collaborazioni scientifiche e di partnership di grande prestigio”.
Il restauro
I lavori si concluderanno a luglio 2021 e verranno realizzati con la supervisione dell’Istituto Centrale per il Restauro (Icr). Per quanto concerne invece le attività diagnostiche sono promosse in rete con l’Università del Molise (Unimol) e il Center for Research on Archaeometry and Conservation science (Cracs).
Il progetto di restauro, finalizzato alla conservazione dell’integrità dell’opera nello stato in cui si trova, si articolerà in due fasi diverse. Tra i due momenti verrà effettuata la movimentazione del mosaico per esplorare la parte retrostante.
Nella prima fase, tra gennaio e febbraio, si svolgerà la messa in sicurezza della superficie musiva, con una accurata ispezione di tutta la superficie. A seguire il pre-consolidamento delle tessere e degli strati di malta distaccati, poi la pulitura e la velinatura con idonei bendaggi di sostegno su tutta la superficie attualmente visibile.
Successivamente il mosaico sarà rimosso dall’attuale collocazione, mediante un sistema meccanico di movimentazione appositamente progettato. Saranno quindi previste ulteriori analisi strumentali attraverso le quali sarà possibile stabilire gli interventi di restauro ipotizzati nella prima fase della progettazione.
La seconda fase, tra aprile e luglio, prevede la lavorazione del supporto del mosaico. La realizzazione di appositi smart glasses, indossati direttamente dai restauratori, grazie a Tim, consentirà di monitorare costantemente la corrispondenza tra la zona di intervento e la relativa superficie non visibile.
La proiezione in scala 1:1 della parte frontale del mosaico su una parete o un telo sarà non soltanto uno strumento di lavoro per i restauratori, ma consentirà al pubblico di seguire quanto accade nel cantiere.
La fase finale consisterà nella rimozione dei bendaggi e il completamento del restauro con operazioni di pulitura, ulteriori ed eventuali consolidamenti, trattamento protettivo finale.