Sarà visitabile fino al 27 gennaio 2019, al Museo d’arte di Mendrisio, la grande antologica dedicata a MAX BECKMANN (1884-1950), uno dei massimi Maestri dell’arte moderna, artista che insieme a Pablo Picasso ed Henri Matisse figura nelle sale dei più importanti musei del mondo.
Un grande artista la cui opera tuttavia non è molto conosciuta in ambito culturale italiano: la mostra più importante si tenne nel 1996 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
La mostra, a cura di Siegfried Gohr, tra i massimi studiosi dell’artista, presenta 30 dipinti, 15 acquarelli, 80 grafiche e 3 sculture, che daranno modo non solo di riscoprire, finalmente, i principali capitoli dell’opera di questo maestro unico, ma di rivisitare il suo percorso artistico attraverso tutte le tecniche da lui utilizzate. Sarà, tra l’altro, una occasione rara per poter ammirare buona parte della sua eccezionale produzione grafica, elaborata principalmente tra il 1917 e il 1925 e dopo la Seconda Guerra Mondiale, decisiva sulla base di una nuova idea dello spazio nell’elaborazione del linguaggio maturo dell’artista, tra sogno e realtà.
Beckmann è riuscito a interpretare in maniera del tutto inedita e personale le tradizionali categorie dell’arte: nature morte, scene in interni, paesaggio, ritratto. In particolare gli autoritratti costituiscono una testimonianza biografica e storica contemporanea, mentre la parte complessa del suo lavoro è costituita da invenzioni di stampo mitologico e allegorico, che spesso si presentano come particolarmente enigmatiche.
Tra gli artisti del XX secolo, Max Beckmann è uno di quelli che più ha intensamente vissuto, sentito e sofferto il proprio tempo. La fama, l’esilio, l’ostracismo, e poi un nuovo apprezzamento nel corso degli ultimi anni della sua vita, rispecchiano il destino dell’arte moderna e dei suoi creatori nella prima metà del secolo.