ROMA – È allestita nella Galleria 5 del MAXXI, la mostra PLEASE COME BACK. Il mondo come prigione? a cura di Hou Hanru e Luigia Lonardelli, visitabile dal 9 febbraio al 21 maggio 2017. L’esposizione prende il titolo dall’opera omonima del collettivo Claire Fontaine, nata da una riflessione degli autori sulla società attuale sempre più simile a uno spazio di detenzione.
La mostra parte da una domanda e stimola a una riflessione attraverso la visione inquietante e molto critica del mondo contemporaneo, iperconnesso e ipertecnologico, ma proprio per questo sempre più opprimente e limitante. Lo sguardo sulla società attuale, proposto dagli artisti in mostra, fa emergere una situazione allarmante e solo il ritorno ai valori fondamentali e inalienabili dell’individuo potrebbe essere la soluzione a questo fenomeno fagocitante e costrittivo. Ma sarà possibile tornare indietro?
La mostra si compone di tre sezioni: Dietro le mura, Fuori dalle mura e Oltre i muri.
Dietro le mura, ha per protagonisti artisti che hanno fatto una esperienza diretta della prigione, sia perché ne hanno fatto il soggetto del proprio lavoro, sia perché sono cresciuti in ambienti caratterizzati da questa presenza ingombrante. Tra questi Berna Reale con un video che racconta la luce della torcia olimpica all’interno delle carceri brasiliane, Harun Farocki che utilizza i filmati delle videocamere di sorveglianza del carcere di massima sicurezza di Corcoran in California e le interviste di Gianfranco Baruchello ai detenuti delle carceri di Rebibbia e Civitavecchia.
Segue Fuori dalle mura che raggruppa le opere di quegli artisti che hanno compiuto una riflessione sulle prigioni che non possiamo vedere, sui regimi di sorveglianza, capaci di trasformare le città contemporanee in vere e proprie “prigioni a cielo aperto”. Tra questi Superstudio che con il suo Monumento Continuo aveva profeticamente immaginato un modello di urbanizzazione globale alternativo alla Natura, Mikhael Subotzky che presenta materiali video forniti dalla polizia di Johannesburg; Lin Yilin con la sua performance che riproduce una scena di privazione della libertà per testare le reazioni dei cittadini della città cinese di Haikou e di Parigi, o Rä Di Martino che trasforma Bolzano nel fondale di una messa in scena con finti carri armati.
Infine Oltre i muri in cui viene sviluppato il tema della sorveglianza come “pratica organizzativa dominante”, fenomeno omnipervasivo nella nostra società dopo l’11 settembre 2001. Trovano spazio in questa terza sezione il lavoro di Jenny Holzer, il progetto di Simon Denny che si ispira alle rivelazioni di Snowden, Jananne Al-Ani che riproduce la prospettiva del drone investigando diversi siti in Medio Oriente, mentre Zhang Yue con un lavoro visionario prefigura future guerre o un piano per la distruzione degli Stati Uniti.
Tra le opere esposte anche due acquerelli su seta di Shen Ruijun, Lake e Abuse del 2009, che verranno acquisiti nella collezione del MAXXI.
La mostra è inoltre accompagnata anche da una serie di incontri, eventi, appuntamenti, che ne approfondiscono i temi e che continueranno anche dopo la fine dell’esposizione.
Artisti in mostra: AES+F, Jananne Al-Ani, Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Rossella Biscotti, Mohamed Bourouissa, Chen Chieh-Jen, Simon Denny, Rä di Martino, Harun Farocki, Omer Fast, Claire Fontaine, Carlos Garaicoa, Dora García, Jenny Holzer, Gülsün Karamustafa, Rem Koolhaas, H.H. Lim, Lin Yilin, Jill Magid, Trevor Paglen, Berna Reale, Shen Ruijun, Mikhael Subotzky, Superstudio, Zhang Yue.