MILANO – Il titolo della mostra “Switch On 3”, che letteralmente significa “accendere”, fa riferimento al principio di un movimento (fisico o concettuale) verso nuove dimensioni d’interpretazione e relazione con la realtà. Su questo tema hanno indagato gli artisti protagonisti della collettiva milanese.
Vito Acconci è uno dei maggiori protagonisti della Body Art e dell’arte performativa. In Following Piece, attività svolta quotidianamente nell’ottobre 1969, Acconci segue uno straniero, scelto a caso per le strade di New York, fino a quando questo non entra in uno spazio privato; così facendo, l’artista non “è quasi più se stesso e si mette al servizio di uno schema”. Dennis Oppenheim, che sin dagli anni sessanta sperimenta l’uso di diversi media, non limitandosi alla mera creazione di oggetti, sviluppa un sistema di segni ambiguo e problematico che costringe l’osservatore a interrogarsi sull’instabilità assoluta dell’universo.
Sempre negli stessi anni Giovanni Anselmo entra nel gruppo dell’Arte Povera impegnandosi in una ricerca tesa a esaltare la presenza potenziale dell’invisibile nel visibile, esponendo la stretta relazione tra finito e infinito. Evento rivelatore nella poetica di Giovanni Anselmo è l’alba del 16 agosto 1965 quando l’artista, dall’alto della cima del vulcano Stromboli, in una singolare combinazione tra ora, spazio, cielo e sole nascente, nota d’esser privo della sua ombra. Senza titolo. Teoria dell’Ombra fa riferimento all’amplificarsi della ricerca dell’artista stimolato dalla ricordata esperienza vissuta sul vulcano e al voler rendere manifeste, nel tempo e nello spazio, le forze in divenire che gli elementi producono incontrandosi. Jannis Kounellis, appartenente all’Arte Povera, fornisce all’opera d’arte un’ampiezza infinita iniziando un nuovo processo di fruizione in grado di coinvolgere lo spettatore. L’immagine diventa così interazione spaziale tra gli oggetti per la creazione di una visione non distante ma inglobante l’osservatore. Gilberto Zorio, altro protagonista del movimento, segue una ricerca di comunione fra le regole compositive – azzerate a un livello quasi primordiale di forma e pura energia – e gli elementi costitutivi sottoposti alle leggi esoteriche.
Giorgio Griffa è uno dei principali esponenti della Pittura Analitica, proponendo una pittura meditata di segni e colore, disposta con gesti raffinati che lasciano tracce essenziali sulla tela. La ricerca di Lawrence Carroll si concentra sulla sperimentazione delle diverse possibilità di porsi nello spazio, usando telai dipinti, e contenenti oggetti (fiori, lampadine, scarpe etc.), come volumi che interagiscono con l’ambiente. Tony Cragg si spinge invece alla ricerca di nuove relazioni tra gli esseri umani e la materia, senza porre limiti agli elementi che usa perché non ci sono limiti nell’idea e nella forma da realizzare.
La ricerca artistica di Hanne Darboven è una sorta di “letteratura matematica”, nella quale progressioni di valori scritte a mano rendono manifesto lo scorrere del tempo nello spazio. Per Chiara Lecca è fondamentale il rapporto tra uomo e natura, la sua ricerca infatti vuole mostrare la frattura operata dalla società contemporanea e la contraddittorietà nella rimozione della parte umana più istintiva e selvaggia a vantaggio di quella razionale.