ROMA – Il ministro dei beni culturali, Alberto Bonisoli, a margine della presentazione delle Giornate FAI di Primavera, svoltasi il 13 marzo, ha parlato dei rinnovi contrattuali dei direttori dei Musei italiani.
“Per farlo abbiamo iniziato a lavorare questo mese, sulla base delle performances – ha spiegato il ministro – tenendo conto di due aspetti, il primo di natura quantitativa: sul numero di visitatori, di contratti, aspetti legati alla sicurezza, una cosa molto semplice e univoca il numero parla da solo. Poi c’è l’aspetto legato alla parte soft, la comprensione di come un certo operato sia stato portato avanti e l’interpretazione dell’essere direttore di un certo Museo e di come questo si sia incastrato in un certo territorio. Altro aspetto molto importante – ha continuato Bonisoli – come l’operato del direttore del museo ha partecipato al progetto culturale complessivo del posto in cui il museo si trova. La somma di tutto ci darà un’idea di quelle che saranno le persone sulle quali continuare a puntare e su quelli a cui suggeriremo di cercare altre opportunità professionali e questi posti saranno messi a bando”. “Cercherò di dare una risposta a queste esigenze entro il mese di aprile – ha concluso il ministro – Penso che sia semplicemente dignitoso, per un direttore di museo, saperlo con qualche mese di anticipo per potersi organizzare nel rispetto della sua professionalità”.
Sulla questione è intervenuto anche Dario Franceschini, in un’intervista su “Repubblica”. L’ex ministro ha quindi lanciato un appello affinché i direttori dei musei vengano sottratti alle ingerenze politiche e perché la decisione sull’eventuale riconferma venga decisa per il merito e non sulla base di chi li ha nominati.
“Il ministero deve difendere i direttori da pressioni esterne, deve tenerli protetti” – ha detto Franceschini. “Non lo dico per difendere la mia riforma”. Ha quindi auspicato che venga fatto “un ragionamento di merito, che vengano valutati per i risultati ottenuti, che sono sotto gli occhi di tutti”.
Franceschini si è espresso anche sulla separazione tra turismo e cultura fatta dall’attuale governo. “Abbiamo impiegato anni per integrarli. Tutto é stato cancellato per un capriccio del ministro dell’Agricoltura che ha rivendicato il turismo”.