ROMA – Il 10 maggio viene presentato nella sala Conferenze dei Musei Vaticani, alle 17,30, il restauro della Galleria dei Candelabri. La Galleria, un tempo ingresso principale dei Musei, è oggi una porzione del lungo corpo architettonico che collega i Palazzi Pontifici e la Cappella Sistina con il Museo Pio-Clementino, cuore della collezione archeologica dei Musei Vaticani, e con l’atrio dei Quattro Cancelli. Costruita nella seconda metà del Cinquecento, si presentava come una Loggia aperta, affacciata sulla parte più elevata del Cortile del Belvedere. Con gli anni la Galleria venne chiusa al fine di meglio preservare le sculture lì collocate. Il corridoio, lungo 70 metri, fu scandito in sei campate grazie all’inserimento di arcate sostenute da coppie di colonne doriche ed affiancate da aperture laterali, nelle quali trovarono posto dei grandi Candelabri in marmo bianco, che diedero il nome, ancora oggi in uso, alla Galleria.
Successivamente papa Leone XIII Pecci (1878-1903) decise di ridecorare completamente l’intero ambiente, affidando alla decorazione pittorica il compito di sviluppare le linee programmatiche del suo pontificato. I lavori furono avviati nel 1883 con la realizzazione di un nuovo pavimento in eleganti lastre di bardiglio dalle diverse venature, tra cui spicca al centro lo stemma del pontefice su fondo di lapislazzuli. La vasta decorazione pittorica venne realizzata da diversi artisti in parte già noti all’interno delle mura vaticane per aver lavorato in diverse aree dei Palazzi Apostolici: Annibale Angelini (Perugia 1810 – 1884) artefice del progetto decorativo iniziale, a grottesche, maschere zoomorfe, putti, rosoni e festoni; Domenico Torti (Roma 1830-1890), giunto in Vaticano grazie ad Angelini, autore dei dipinti della seconda e terza campata; Ludovico Seitz (Roma 1844 -Albano Laziale 1908) che dipinge le splendide scene della quarta campata, la più grande della Galleria, ed i monocromi della quinta e della sesta, ricoprendo il ruolo di direttore del cantiere dal 1884 alla conclusione dei lavori. I tre artisti furono affiancati da una schiera di esperti artigiani: scalpellini, marm orari, stuccatori e doratori che avevano lavorato nei maggiori cantieri sorti a Roma e in Vaticano durante gli ultimi anni del pontificato di Pio IX e che ci ricordano la straordinaria qualità dell’artigianato romano nel XIX secolo.
Il restauro della Galleria ha richiesto oltre due anni di lavoro. Infatti si è dovuto affrontare non solo il degrado delle pitture, ma soprattutto la varietà delle mani e delle conoscenze tecniche dei vari autori e dei loro aiuti, aspetto che ha reso complesso ed affascinante poter restituire questo documento della cultura pittorica della fine del XIX secolo, alla sua piena integrità estetica.
I risultati del lavoro saranno esposti in una pubblicazione che raccoglierà anche la ricca ricerca archivistica e bibliografica svolta fin dalle fasi iniziali dell’intervento, consentendo ai restauratori e ai tecnici del Laboratorio di Diagnostica di confrontarsi con le conoscenze storiche, le scoperte attribuzionistiche, il ritrovamento di bozzetti o disegni preparatori, allo scopo di verificare ogni ipotesi di intervento e previsione di risultato. Il volume racconterà dunque la coralità di diverse professionalità e competenze che hanno reso possibile un intervento qualitativamente così alto.