FIRENZE – È stata riallestita al Museo Nazionale del Bargello, la Sala della Scultura Medievale che riunisce un secolo di scultura fiorentina, dalla fine del Duecento alla fine del Trecento.
Il progetto di allestimento è stato curato da Maria Cristina Valenti, ex responsabile dell’ufficio tecnico dei Musei del Bargello e Benedetta Chiesi, funzionaria storica dell’arte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, che ha una collaborazione istituzionale con i Musei del Bargello, e realizzato dallo studio Galli Mostre di Lorenzo Galli.


“Prosegue il programma di riallestimenti del Bargello – dichiara Paola D’Agostino, direttore dei Musei del Bargello – resi possibili grazie all’autonomia dei grandi musei, dal momento che anche questo progetto è stato realizzato con fondi derivati dalla bigliettazione. La nuova sistemazione della Sala della Scultura Medievale, ideata da Cristina Valenti e curata da Benedetta Chiesi, si focalizza su un ristretto ma importante nucleo di opere toscane due-trecentesche, nuovamente allestite ad evidenziare l’importanza ed esemplarità delle collezioni di scultura medievale e rinascimentali del Museo Nazionale del Bargello”.“Nella sala si è ordinata una selezione coerente di sculture principalmente toscane, e spiccatamente fiorentine, tra Due e Trecento, cercando di equilibrare nell’allestimento le esigenze storiche ed estetiche – ha spiegato Benedetta Chiesi, funzionaria storica dell’arte -. Il nuovo nome, “Sala della Scultura Medievale”, tiene ben presenti le due anime del Museo: una prettamente civica e di scultura di grande formato, l’altra di taglio più europeo, dedicata alle arti suntuarie del Medioevo. Questa sala è, per tema e per posizione nel percorso del museo – e ora anche per il suo allestimento – una cerniera tra le due anime del Bargello, introducendo da un lato al Salone di Donatello e dall’altro comunicando con la Sala degli Avori e quella Carrand”.


Il riallestimento
Le opere sono state allestiti secondo una ideale successione cronologica. Si va dai capitelli tardo duecenteschi della Badia fiorentina, agli Accoliti di Arnolfo di Cambio, perno centrale della sala, per proseguire con la Madonna col Bambino e l’intensa Cariatide di Tino di Camaino, resti del monumento funebre del patriarca di Aquileia Gastone della Torre in Santa Croce a Firenze, in parte smembrato nel XVI secolo e in seguito disperso. Seguono poi le formelle di Giovanni di Balduccio dalla chiesa di Orsanmichele, sino alle sculture di Piero di Giovanni Tedesco, che lavorò alla facciata di Santa Maria del Fiore nell’ultimo decennio del Trecento. Nuovamente esposta al pubblico, tra le altre, è l’acquasantiera della chiesa di San Piero a Quaracchi, con il fusto popolato di putti e animali fantastici. Completano l’allestimento alcune coeve tavole dipinte e due statue lignee policrome (Madonna della Misericordia e Figura femminile seduta) giunte al museo a inizio Novecento.


I due capitelli della Badia e la splendida testa di Santo Coronato non erano visibili nelle sale del Museo dal 2005, mentre l’acquasantiera era in deposito dal 2003. Altro recupero importante è la formella con l’Obbedienza, murata all’interno della chiesa di Orsanmichele fino al 2005, poi in deposito al Museo Davanzati, ma non esposta. Quest’ultima trova ora una nuova presentazione accanto alla formella con la Povertà proveniente dalla stessa chiesa fiorentina. Tutte le opere esposte son state oggetto di manutenzione e di restauro conservativo sotto la guida di Benedetta Cantini, funzionario restauratore dei Musei del Bargello.
La sala, che presenta una selezione coerente di opere medievali, è stata imbiancata, restaurato il fregio decorativo, le finestre sono state schermate con tende motorizzate ed è stato rinnovato l’impianto di illuminazione. Tutte le opere sono state collocate su basi uniformi, cromaticamente allineate su quelle già in uso nella Sala degli Avori. Sono state modificate le altezze delle opere e alcuni rapporti di vicinanza e distanza tra di esse, come tra le tre figure di Tino di Camaino, opere di uno stesso scultore ma provenienti da due monumenti diversi.
Nella Sala sono state anche allestite opere che erano in deposito e che sono state recentemente oggetto di nuova attenzione da parte di studiosi e specialisti di generazioni diverse.