MILANO – Sarà la più ampia personale mai realizzata in Italia quella di Mounir Fatmi (Tangeri, Marocco, 1970) che dal 26 ottobre sarà ospitata nella nuova sede della galleria Officine dell’Immagine di Milano.
L’artista è molto conosciuto a livello internazionale, è stato spesso chiamato a esporre in prestigiosi musei come il Centre Georges Pompidou, il Brooklyn Museum, il Victoria & Albert Museum, il Mori Art Museum di Tokyo, o il MAXXI di Roma. I suoi lavori fanno parte di grandi collezioni pubbliche come quelle dello Stedelijk Museum di Amsterdam, la Fondation Louis Vuitton pour la création di Parigi o il Mathaf, Arab Museum of Modern Art di Doha. E’ inoltre attualmente tra i protagonisti dell’attuale Biennale di Venezia con una doppia partecipazione al Padiglione Tunisino, all’interno della mostra “The Absence of Paths”, e al NSK State Pavilion.
L’esposizione milanese, a cura di Silvia Cirelli, dal titolo Transition State, ripercorre i tratti distintivi di questo artista poliedrico che affronta costantemente temi di attualità come l’identità, la multiculturalità, le ambiguità del potere e della violenza. Un sintesi poetica quella di Mounir Fatmi, in cui viene posto l’accento sul concetto di “ibridazione” culturale, una combinazione di preconcetti e stereotipi svelati e poi screditati, che rafforzano una visione d’insieme costruita sul dialogo fra religione, scienza, le ambivalenze del linguaggio e quanto queste si trasformino nel corso della storia.
Il lavoro di Fatmi è in costante rinnovamento e spazia tra una molteplice varietà di linguaggi stilistici che vanno dal video all’installazione, dalla fotografia alla performance, confermando la sua abilità lessicale ed espressiva.
Tra le opere in esposizione Martyrs, un dittico realizzato su neri pannelli di legno, la cui superficie è tagliata da una moltitudine di linee che sembrano muoversi come ferite sulla pelle di un corpo. L’emblematico titolo gioca sulle varianti semantiche di questa parola che, nel corso della storia, hanno trasformato il suo significato. Dall’antico greco martus “testimone”, a colui che sacrifica se stesso in nome della fede, fino ad arrivare all’accezione di oggi, quando viene erroneamente affiancato al concetto di kamikaze. Il tema del martirio torna anche nel video The Silence of Saint Peter Martyr (2011), con protagonista San Pietro Martire, anche noto come Pietro da Verona, un prete del XIII secolo appartenente all’Ordine dei Domenicani, che fu giustiziato atrocemente a causa della sua forte opposizione agli eretici. L’ispirazione di materia religiosa si riconferma nella serie fotografica Blinding Light (2013), un progetto che vede la manipolazione sia concettuale che visiva della cosiddetta “Guarigione del Diacono Giustiniano”, un miracolo immortalato anche in un noto dipinto del Beato Angelico.
L’inaugurazione di giovedì 26 ottobre (ore 19.00), prevede anche una performance costruita attorno all’installazione Constructing Illusions, un’opera partecipativa che gioca sugli equilibri fra immaginazione e realtà, concetti che spesso si mescolano fra loro, fino ad arrivare anche a scambiarsi completamente di significato.
La mostra sarà visitabile fino al 7 gennaio 2018.
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Vademecum
MOUNIR FATMI Transition State
Milano, Officine dell’Immagine
via Carlo Vittadini 11
26 ottobre 2017 – 7 gennaio 2018
inaugurazione: giovedì 26 ottobre, ore 19.00
Ingresso libero
Orari: martedì – sabato 11.00 – 19.00; lunedì e giorni festivi su appuntamento
info: tel. +39 02 91638758 – www.officinedellimmagine.com – info@officinedellimmagine.com