PARMA – In occasione del prestito da parte del Museo Puskin di Mosca dell’opera di Paul Cézanne appartenente al famoso ciclo dei Bagnanti: “Baigneurs” del 1890-94, a partire dal 22 aprile, la Fondazione Magnani-Rocca di Parma propone un confronto fra due dei più importanti e rivoluzionari artisti contemporanei: Paul Cézanne e Giorgio Morandi.
Tra gli artisti preferiti da Luigi Magnani, l’artefice della Fondazione Magnani-Rocca, entrambi sono considerati fondamentali presenze per la sua collezione d’arte privata già nel 1983, l’importanza dei due pittori era già infatti manifesta negli intenti della mostra “Da Cézanne a Morandi e oltre”, allestita nella Villa di Mamiano ancora abitata dal collezionista.
La predilezione per questi due grandi artisti va individuata in una loro particolare somiglianza; la ricerca comune nella meditazione sui paesaggi e l’analisi spaziale delle nature morte, caratterizzate da pochi e riconoscibili soggetti e da un attento scrutare dei lenti mutamenti della natura.
Cézanne parte dal paesaggio come studio delle forme ai suoi termini essenziali, eleggendo in particolare la frutta come alleata contro l’inesorabile intervento del tempo, modificatore per definizione. Il grande pittore costruisce un audace sistema prospettico che analizza gli oggetti da diversi punti di vista, tradotti nella celebre dichiarazione sulla necessità di “trattare la natura per mezzo del cilindro, della sfera, del cono, il tutto messo in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto, di un piano, si orienti verso un punto centrale”. Morandi non è di sicuro indifferente alle ricerche spaziali di Cézanne e inizia infatti il suo percorso proprio sotto l’influenza cezanniana. Ha modo di studiare i quadri di Cézanne riprodotti nel volume Gl’Impressionisti francesi di Vittorio Pica e segue gli scritti di Ardengo Soffici sulla rivista “La Voce”, inoltre visita l’Esposizione Internazionale di Roma del 1911 dove un’intera parete era dedicata agli acquerelli dell’artista provenzale. Cézanne sarà il suo esempio costante, nell’uso dei toni contrastanti, nella predilezione per la strutturazione di spazi e masse, per la scelta della pittura dei luoghi familiari e di affezione; esemplare in questo senso è Cortile di via Fondazza del 1954 reso per solidi e geometrie nel contrasto di luce-ombra, o Paesaggio di Grizzana del 1943, che racconta il legame del pittore bolognese con l’Appennino emiliano, tanto importante come fu la montagna Sainte-Victoire per Cézanne. Li avvicina anche l’utilizzo dell’acquerello, nel momento in cui, negli ultimi anni della sua vita, Morandi segna sulla carta la traccia liquida e fuggente delle cose.
Entrambi refrattari alla raffigurazione delle figure umane, fanno solo brevi eccezioni; Morandi realizzando pochi autoritratti e una veloce incursione sul tema classico delle bagnanti nel 1915, mentre Cézanne rielabora un tema dipinto all’inizio della carriera e sviluppato poi sul finire della sua vita: l’inserimento di figure semi-astratte nel paesaggio, nudi o semi-nudi sulle rive del fiume, noti come bagnanti, uno dei quali Esquisse de baigneuses, datato 1900-1906, fu acquistato da Luigi Magnani per la sua raccolta.
L’opera di Cézanne del Museo Puskin rappresenta un nuovo idillio della contemporaneità, senza connotazione temporale. Le figure, qui maschili, si articolano geometricamente e costruiscono due triangoli e due diagonali che si incontrano; una simmetria di corrispondenze che coinvolge anche la natura circostante, in cui gli alberi assecondano le stesse posizioni umane. La pennellata lascia percepire una costruttiva incompletezza, che dà la precedenza al senso della composizione e della contemplazione attraverso il colore e i volumi. La solidità architettonica, evidente nell’opera proveniente da Mosca, si caratterizzerà di una potenza sempre più rivoluzionaria, sino alle ultime versioni delle bagnanti femminili, visioni predittive che hanno influenzato radicalmente i protagonisti delle avanguardie artistiche, tra cui il Cubismo, e della pittura di ricerca, Morandi incluso.