NAPOLI – Nella villa romana di Civita Giuliana, a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei, è stata rinvenuta una stanza destinata agli schiavi che restituisce l’idea delle condizioni di disagio e di precarietà in cui vivevano.
Pompei e i calchi
L’immagine della stanza, con il suo arredo di quasi 2000 anni fa, emerge con la tecnica dei calchi. -Spiega una nota del Parco Archeologico di Pompei – “Materiali quali mobili e tessuti, nonché corpi di vittime dell’eruzione del 79 d.C., sono stati, infatti, coperti dalla nube piroclastica, divenuta poi terreno solido, mentre la materia organica decomposta ha lasciato un vuoto nel terreno: un’impronta che, riempita di gesso, ha rivelato la sua forma originaria”.
La stanza denominata “ambiente “A”
Questa nuova stanza scoperta è stata denominata ambiente “A”. Essa si presenta differente da quella ricostruita a novembre 2021, nota come ambiente “C”, che presentava tre brande e aveva anche la funzione di ripostiglio.
Quanto emerso con i nuovi ritrovamenti suggerisce una sorta di gerarchia anche tra la servitù. Uno dei letti è di fattura molto semplice e senza materasso, proprio come quelli dell’ambiente “C”, mentre un altro è “a spalliera”, più confortevole e costoso. Su una delle due spalliere sono ancora visibili le tracce di decorazioni color rosso. Sono inoltre presenti due piccoli armadi, conservati come calchi, e una serie di anfore e vasi di ceramica, oltre ad alcuni attrezzi da lavoro.
Dalle anfore e brocche provenienti dall’ambiente “C” è stata rilevata anche la presenza di alcuni roditori. Questo sottolinea, ancora una volta, le condizioni di disagio in cui vivevano gli schiavi nella società dell’epoca.
“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri. – Spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avveniva principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici. Siamo impegnati a continuare le ricerche e progettare la fruizione di un luogo che, come nessun altro del mondo antico racconta la quotidianità degli ultimi”. “In occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale il prossimo autunno – conclude – prevediamo una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso, gli stessi che, sotto la direzione del mio predecessore, Massimo Osanna, hanno portato alla scoperta del carro cerimoniale recentemente in mostra a Roma, alle Terme di Diocleziano”.
Gli scavi della villa di Civita Giuliana
Già oggetto di scavi nel 1907-’08, la villa di Civita Giuliana è nuovamente sede di indagini dal 2017, dopo la scoperta di attività di scavi clandestini.
“Quanto ricostruito – ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano – conferma la necessità di proseguire la ricerca scientifica in un luogo che, grazie all’opera della magistratura e dei Carabinieri, è stato strappato al saccheggio e al traffico illecito di beni archeologici per raccontare momenti notevoli della vita quotidiana dell’antichità. Quel che si sta apprendendo sulle condizioni materiali e sull’organizzazione sociale dell’epoca apre nuovi orizzonti agli studi storici e archeologici. Pompei rappresenta un unicum che tutto il mondo ci invidia. Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela”.