NAPOLI – Ennesima straordinaria scoperta a Pompei, dove è stato rivenuto un cavallo della“razza più nobile”, un animale di rappresentanza di proprietà di un generale dell’esercito, “per la sua imponenza, probabilmente frutto di accurate selezioni, e per i finimenti di pregio, in ferro e bronzo”, spiega in una nota il direttore generale Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna.
Il cavallo era ponto per il galoppo ma fu fermato durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Le operazioni di scavo, che hanno condotto nel corso di questo periodo a diverse importanti scoperte, sono iniziate lo scorso marzo, allo scopo di arrestare l’attività illecita dei tombaroli. L’intervento ha portato alla luce una serie di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata in maniera eccezionale, con diversi reperti (anfore, utensili da cucina, parte di un letto in legno di cui è stato possibile realizzare il calco). Tra gli ambienti è stata individuata la stalla della tenuta dove si è potuto realizzare il calco di un cavallo di razza.
“Nella prima fase di scavo – spiega il direttore del Parco archeologico – è stata identificata una mangiatoia lignea di cui è stato possibile realizzare un calco, la sagoma integra di un cavallo e le zampe di un secondo animale. Le attuali operazioni di scavo, avviate nel mese di luglio, hanno messo in luce integralmente l’ambiente e hanno individuato la parte restante del secondo cavallo e un terzo equide con i resti di una ricca bardatura di tipo militare. Dei due cavalli, uno giace riverso sul fianco destro, con il cranio ripiegato sulla zampa anteriore sinistra. Presumibilmente legato alla mangiatoia, non era riuscito a divincolarsi. L’altro giace riverso sul fianco sinistro, e sotto la mandibola conserva il morso in ferro. La realizzazione dei tunnel da parte dei tombaroli e la conseguente cementificazione delle cavità, non hanno permesso di realizzare il calco del terzo cavallo”, precisa Osanna.
Durante la fasi di scavo del corpo del cavallo sono, inoltre, venuti alla luce cinque reperti bronzei. Si tratta sicuramente di bardature militari da parata.
“I tre cavalli, come forse il primo rinvenuto ed analizzato, dovevano far parte della ‘razza più nobile’, animali di rappresentanza, per la loro imponenza dimensionale, probabilmente frutto di accurate selezioni, e per i finimenti di pregio, in ferro e bronzo – evidenzia Osanna – Questi eccezionali ritrovamenti confermano che si trattava di una tenuta prestigiosa, con ambienti riccamente affrescati e arredati, sontuose terrazze digradanti che affacciavano sul golfo di Napoli e Capri, oltre ad un efficiente quartiere di servizio, con l’aia, i magazzini per l’olio e per il vino, e ampi terreni fittamente coltivati, anche stando a le prime indagini di inizio Novecento”.
Nel 2019 – ha annunciato Osanna – saranno stanziati due milioni di euro, dai fondi ordinari del Parco archeologico di Pompei “per procedere all’esproprio dei terreni e per proseguire le indagini di scavo, al termine delle quali sarà possibile l’apertura al pubblico”.