ROMA – Che la nuova riforma del Mibact non piaccia agli archeologi e ai lavoratori del Ministero appare ormai chiaro, non accenna dunque a placarsi il dissenso e la protesta, che il primo febbraio arriverà fin sotto l’ingresso del dicastero in via del Collegio Romano 27.
In una nota i sindacati stigmatizzano infatti: “Ancora non è stata completata la riforma del 2014 che già discutiamo un nuovo disegno di legge. Una riforma che non prevede alcun confronto, che non tiene conto dello stato in cui versa il Mibact, e che quindi desta preoccupazione tra i lavoratori. La suddivisione proposta per il Lazio appare sotto molti punti di vista incomprensibile: Al Polo Museale si aggiungono nuovi musei, mentre si staccano Villa Adriana, Villa d’Este e il Polo Eur; parchi archeologici nascono dallo smembramento dell’attuale Soprintendenza del Colosseo; l’Archeologica del Lazio e Etruria accorpa anche le belle arti e il paesaggio. Unità smembrate, come ad esempio il parco archeologico dell’Appia Antica, che rischiano di essere cedute a privati e consegnate agli interessi della speculazione”.
Inoltre aggiungono ancora i sindacati: “il 25 gennaio il Ministro ha avviato la procedura di mobilità volontaria del personale, attesa da mesi e necessaria per il rilancio del Ministero. Ma le destinazioni della mobilità sono i posti di lavoro pre-riforma, in via di cancellazione o modifica: la Soprintendenza belle arti e paesaggio Roma, l’Archeologia Lazio Etruria, la Soprintendenza Colosseo e Museo Nazionale Romano. La mobilità così è una beffa per i lavoratori e rischia di produrre effetti contrari a quelli indicati dalla riforma”.
C’è insomma molta preoccupazione e quello che i sindacati chiedono è un ripensamento sulla riforma, messa in atto, a loro giudizio, in maniera “frettolosa”, senza aver consultato gli addetti ai lavori e che va a colpire in maniera particolare proprio il settore dell’archeologia.