ROMA – Venerdì 11 marzo gli studios di Cinecittà ospiteranno The Street di Tobias Kaspar, artista svizzero, ma residente a Roma. Di cosa si tratta? Di un’opera d’arte, una finzione, una messa in scena, una performance, una manipolazione. Insomma un po’ di tutto questo.
Kaspar è partito da uno dei uno dei set all’aperto di Cinecittà – la raffigurazione di un isolato noto per aver accolto, tra le altre, la Broadway di Gangs of New York (Martin Scorsese, 2002) – per costruire e immaginare una strada all’interno della quale le consuetudini e le dinamiche del mondo dell’arte contemporanea si combinano con le strutture produttive dell’industria cinematografica.
Le diverse scenografie, realizzate nel corso degli anni in un luogo memorabile della produzione filmica made in italy, compongono un collage di frammenti urbani che Kaspar accosta alle sue opere e al suo immaginario artistico.
Attraverso un complesso piano artistico e drammaturgico, gesti di appropriazione e sottili citazioni che guardano alla storia dell’arte e al cinema, Kaspar propone al pubblico delle ipotesi, delle fughe narrative e degli stati di spaesamento che estendono il paradosso dell’artificio alla realtà e alla città di Roma con le sue contraddizioni e la sua caratteristica sovrapposizione di vita quotidiana, storia e rappresentazione.
All’interno di THE STREET una finestra posticcia di un negozio anni Trenta diventa la vetrina funzionante di un bookstore dove l’abituale display di libri, giornali, cartoline e oggetti vari è mimeticamente combinato con gli ephemera provenienti da precedenti lavori dell’artista. Dove ieri abitava la finzione filmica della New York di metà Ottocento diretta da Martin Scorsese, con tanto di attori, comparse e maestranze, oggi c’è il mondo dell’arte con i suoi protagonisti, i suoi rituali, le sue discordanze, i fantasmi dell’immaginario pop, la realtà e la finzione.
Questa complessa, a volte ironica o autoironica combinazione di immagini, oggetti e situazioni, si ripete in più atti di un programma, articolato in un solo giorno, al centro del quale c’è il prima e il dopo di una mostra d’arte di Tobias Kaspar.