VENEZIA – Un’opera misteriosa, di un’intensità stupefacente. E’ la “Vecchia” di Giorgione, dove l’immagine di una anziana donna emerge con tutta la sua espressione di dolore da un fondo scuro, tenendo in mano un cartiglio in cui è scritto “Col tempo”.
Amara riflessione sulla vecchiaia, portatrice di devastazione fisica, o simbolo di una raggiunta saggezza, il dipinto è stato oggetto di diverse interpretazioni. Si tratta di un’opera di inedita bellezza, al punto che sembra che lo stesso Michelangelo, di passaggio a Venezia, ne rimase colpito al punto da tenerla a mente per la realizzazione delle Sibille nella volta della Cappella Sistina.
Un capolavoro realizzato dal Giorgione intorno al 1506 che trova la sua ispirazione nella ritrattistica di Leonardo, così come in Albrecht Dürer e nella pittura nordica.
L’opera è stata sottoposta a un delicato intervento di restauro che permetterà ora al pubblico di ammirarla in tutta la sua bellezza, prima della partenza per due importanti appuntamenti espostitivi: al Cincinnati Art Museum, Ohio (15 febbraio – 5 maggio) e al Wadsworth Atheneum di Hartford, Connecticut (15 maggio – 4 agosto).
Spiegano i curatori del restauro: “In seguito al trattamento conservativo durato sette mesi torna visibile al pubblico nelle sue migliori condizioni di lettura estetica, una delle opere più enigmatiche del Cinquecento”.
Il restauro è stato condotto da Giulio Bono con la collaborazione di Silvia Bonifacio, sotto la direzione di Giulio Manieri Elia e Maria Chiara Maida e, per le indagini scientifiche, di Ornella Salvadori.