VENEZIA – Hanno preso il via i lavori per il restauro de “Il sacrificio di Melchisedec” e “La raccolta della manna”, due monumentali tele di dieci metri di altezza per cinque di larghezza, di Giambattista Tiepolo (Venezia, 1696 – Madrid, 1770) conservate sulle pareti laterali della cappella del Santissimo Sacramento nella basilica di San Lorenzo a Verolanuova, comune situato a pochi chilometri a sud di Brescia.
Gli interventi, coordinati a livello scientifico e organizzativo da Davide Dotti, realizzati dagli studi di restauro Monica Abeni-Paola Guerra di Brescia e Antonio Zaccaria di Bergamo sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, sono promossi dalla Fondazione della Comunità Bresciana. Il restauro rientra in un più ampio progetto di promozione turistica e culturale di Verolanuova in vista di “Brescia Bergamo Capitale italiana della Cultura 2023”.
“È un onore – afferma Dotti – coordinare a livello scientifico e organizzativo un evento di così alta rilevanza artistica e culturale come il restauro dei due straordinari teleri di Giambattista Tiepolo conservati a Verolanuova, da annoverare tra i più grandi capolavori non solo della pittura italiana, ma europea, del Settecento”.
I due dipinti
“Il sacrificio di Melchisedec” e “La raccolta della manna” sono stati realizzati intorno alla metà degli anni quaranta del Settecento su commissione della nobile famiglia Gambara. Si tratta dei dipinti ad olio su tela più grandi al mondo del maestro veneziano, caratterizzati da una straordinaria qualità pittorica e fervida creatività compositiva.
Entrambe le tele richiamano il tema eucaristico.
Nel primo dipinto, la scena, ambientata al limitare di un bosco, è ariosa e di grande respiro spaziale, pur essendo popolata da numerosi personaggi che si dispongono lungo i lati esterni. Nel centro del campo pittorico vi sono i due protagonisti: Abramo, in abiti militari e con le mani giunte, s’inginocchia in preghiera davanti a Melchisedec il quale eleva al cielo un piatto contenente pane. Alle sue spalle è collocato un altare su cui poggiano una brocca di vetro con del vino rosso e del pane che il sacerdote offrirà ad Abramo. Assistono al sacrificio uomini in costumi orientali, donne, bambini, soldati, musici e vari animali. Nella parte superiore della composizione gli angeli si affacciano dalle nuvole per osservare cosa stia accadendo sulla terra; in lontananza, circondato da un bagliore di luce divina, si scorge Dio Padre benedicente appoggiato al globo, simbolo del suo potere sul mondo.
Ne “La raccolta della manna“, protagonista dell’episodio veterotestamentario è Mosè, riconoscibile dalle corna di luce sul capo, che svetta in tutta la sua maestosità dallo sperone roccioso. Alle sue spalle si nota una tenda, all’interno della quale era forse custodita l’Arca dell’Alleanza. Altre tende che si scorgono nello sfondo ricordano il lungo viaggio che gli israeliti stavano compiendo nel deserto di Sin, a sud della penisola del Sinai, per raggiungere la terra promessa. Mosè, allargando le braccia, si rivolge al cielo per ringraziare gli angeli che stanno facendo cadere la manna per sfamare il popolo ebraico rimasto senza cibo che, incredulo, si affanna a raccoglierla in piatti, otri e ceste. Mosè ordinò al suo popolo di prendere la manna secondo il bisogno di ogni famiglia: solamente il sesto giorno avrebbero dovuto raccoglierne una quantità doppia, perché il giorno di festa si sarebbero riposati.