VENEZIA- Dopo il restauro del primo Portale della Scala d’Oro di Palazzo Ducale, torna a splendere anche il secondo dei due ingressi monumentali. Una sfida vinta grazie alla vendita delle insalate del marchio ‘‘Gli Orti di Venezia’’, l’azienda che si è impegnata a finanziare gli interventi con un investimento di oltre 38mila euro. Nel 2015 la stessa azienda ha finanziato, in collaborazione con Eataly, anche il restauro del portale sommitale della Scala d’Oro che è stato terminato lo scorso agosto.
Gli attuali lavori di restauro sono durati in tutto quattro mesi. L’operazione, nel complesso, ha rappresentato la prima occasione di restauro per i portali cinquecenteschi collocati nell’Atrio vestibolo delle sale in cui si riunivano i più importanti organi di governo veneziani e caratterizzato dal soffitto intagliato e dorato che incastona dipinti del Tintoretto.
Ad eseguire i lavori è stata la ditta veneziana Lares Srl che aveva già eseguito, all’inizio degli anni 2000, il restauro della restante parte della Scala d’Oro.
I risultati dei lavori sono stati illustrati il 16 dicembre da Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia e Paolo Tamai, titolare dell’azienda Gli Orti di Venezia, insieme ad Arianna Abbate, architetto e direttore lavori della Fondazione Musei Civici di Venezia.
Mariacristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, ha dichiarato: “Da oggi i moltissimi visitatori che ogni giorno percorrono questo affascinante ‘scrigno’ d’arte, storia e mito che è il Palazzo dei Dogi, potranno ammirare anche i due portali posti alla sommità della Scala d’Oro, finalmente tornati al loro antico splendore. Si tratta di un ulteriore importante tassello che testimonia quanto lo sviluppo e il consolidamento di sodalizi pubblico-privati, come in questo caso, grazie all’azienda ‘Gli Orti di Venezia’, sia un elemento divenuto oramai indispensabile e decisivo in un’ottica di conservazione e valorizzazione del nostro straordinario patrimonio culturale”.
Gabriella Belli, direttore della Fondazione MUVE, ha spiegato che con i recenti lavori è stato possibile, oltre che riportare i portali al loro originario splendore, anche ‘svelare’ nuovi particolari poco visibili prima degli interventi, come le lacune del rilievo rinvenute sulle paraste e sullo stemma del secondo portale. “Siamo inclini a pensare che tali porzioni mancanti, ha detto Belli, recassero simbologie care al repertorio iconografico della Serenissima che furono rimosse durante le operazioni di ripulisti operate analogamente dai francesi in altre parti del Palazzo”.
Arianna Abbate, architetto che ha diretto i lavori di restauro, ha invece spiegato in cosa siano consistiti gli interventi, che sono stati fondamentalmente di tipo conservativo. E’ stata effettuata quindi una attenta pulitura delle superfici in pietra d’Istria scolpite ad altorilievo raffiguranti scene simboliche che rimandano ad avvenimenti storici, commemorativi cari ai veneziani e a temi quali potenza, forza militare, saggezza e giustizia.
La complessa articolazione tridimensionale dei rilievi – ha detto Abbate – e la presenza di numerosi camei di miniatura a bassorilievo, ha richiesto lunghi tempi di lavorazione per la fase di pulitura, condotta con metodo chimico, mediante lavaggi ripetuti e applicazione a tampone e/o impacco di resine a scambio ionico in soluzione”. Oltre alla pulitura sono stati effettuati degli interventi di stuccatura e di incollaggi di frammenti, mentre la superficie è stata protetta con una miscela di cere.
Infine i titolari dell’azienda “Gli Orti di Venezia” hanno spiegato come in questa sfida, che sono riusciti a portare a termine, siano anche riusciti a coinvolgere altri importanti partner oltre che ovviamente la clientela.