Tributo, narrazione e gesto politico: l’eredità creativa di Aly Baba Faye arriva a Roma con una mostra alla Sala Santa Rita.
Ya Babà. La scolpittura di Aly Baba Faye, racconta la vicenda artistica e umana del poeta, sociologo, saggista e attivista italo-senegalese, figura cardine del dialogo interculturale in città e scomparso recentemente. Promossa da Roma Capitale Assessorato alla cultura e alle iniziative riconducibili alla Giornata della Memoria di Roma Capitale, curata da MetaMorfosi e realizzata in collaborazione con la famiglia dell’artista, Arci e Zètema Progetto Cultura — riunisce alcune delle opere più emblematiche di Faye: Occhio, Arborescenza, Il vaso di Pandora, Psiche, Totem, La sposa berbera, Grido d’allarme di Madre Natura. L’allestimento invita il pubblico a esplorare la sua idea di scolpittura, una pratica in cui pittura e scultura si fondono senza gerarchie, trovando nella pietra sedimentaria un terreno fertile di sperimentazione.


La pietra come organismo vivo
Per Faye quelle pietre erano organismi vivi, compagni di viaggio capaci di custodire storie e vibrazioni. Con pochi segni essenziali — ciò che lui definiva “pittura minima” — cercava l’anima nascosta della materia. Un atteggiamento creativo che richiama la lezione di Pinuccio Sciola, maestro nel riconoscere e far emergere la voce delle rocce: come per l’artista sardo, anche per Ya Babà la natura era un interlocutore ispirante, un archivio di possibilità formali e spirituali.
Il principio della mixité è la chiave interpretativa del suo universo. Faye la descriveva come una “chimica dell’ibrido”: non soltanto un concetto estetico, ma un modo di stare nel mondo, un invito a mescolare linguaggi e culture per contrastare segregazioni e fratture sociali. La sua produzione su carta, anch’essa presente in mostra, sviluppa questa tensione attraverso rimandi all’arte africana e ai segni dell’urbanità occidentale. Nei volti che dipingeva — materici, irrequieti, astratti — non c’è spazio per il realismo, ma per una gestualità che dialoga con l’action painting di Pollock e con le pulsioni energetiche di Emilio Vedova.


Il legame con Roma
«Aly Baba è stato profondamente legato a Roma, ai valori del movimento operaio e alla ricerca di un’arte capace di unire», sottolinea l’Assessore alla cultura e alle iniziative riconducibili alla Giornata della Memoria di Roma Capitale Massimiliano Smeriglio, ricordando il suo impegno nel difendere la dignità dei lavoratori migranti e nel promuovere il dialogo tra comunità. Un pensiero condiviso da Pietro Folena, presidente di MetaMorfosi, che definisce Faye «un militante dell’umanità, il più italiano dei senegalesi e il più senegalese degli italiani».
INFO
Ya Babà.
La scolpittura di Aly Baba Faye
Sala Santa Rita
Via Montanara 8 – Roma
13 – 21 dicembre 2025
aperto tutti i giorni dalle ore 10:00 alle 18:00
inaugurazione sabato 13 dicembre alle ore 12:00
ingresso gratuito
culture.roma.it








