ROMA – La mostra “In difesa della bellezza” presenta 108 opere sequestrate dai Nuclei del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) ed analizzate da studenti, docenti ed esperti del Laboratorio del falso dell’Università Roma Tre e promossa da entrambe le realtà.
Tutti capolavori del Novecento… ma tutti falsi. L’arte materica di Burri con il suo Sacco, quella tecnologia e multimediale di Schifano, quella espressionista di Sironi, quella futurista e rivoluzionaria di Balla e quella del macchiaiolo Fattori con la sua Maremma toscana.
Come fare a distinguerli dagli originali senza essere un esperto d’arte? Quali sono gli artisti più contraffatti? Quanto vale il mercato nero del falso nell’arte? Queste alcune delle domande cui risponde la mostra.
Non sono solo dipinti su tavola, tela, carta, ricami e opere polimateriche d’arte contemporanea, ma anche sculture ispirate al sacro e alla cultura giapponese, insieme a proiezioni in 3D in una sezione multimediale ad hoc, curata dal Laboratorio geocartografico “Giuseppe Caraci” del Dipartimento di Studi Umanistici di Roma Tre. La diversa tipologia dei materiali falsificati, allusivi ad epoche ed aree geografiche diverse (avori, superfici dipinte, leghe metalliche, pietre dure), ha richiesto approcci differenziati e propri sia della diagnostica umanistica che di quella tecnologico-scientifica. Dalla falsificazione di reperti archeologici (ceramiche, bronzetti, monete, affreschi) a quella di famosi artisti contemporanei, che rimandano allo sviluppo storico della cultura euro-mediterranea, fino alla più problematica valutazione della contraffazione di oggetti pertinenti all’area asiatica, il percorso della mostra propone 7 sezioni tematiche: 1) Un fenomeno da contrastare ad ampio raggio; 2) Autentici, falsi, pasticci; 3) Oltre i confini disciplinari: lo sguardo sull’opera e dentro l’opera; 4) La difficoltà di distinguere tra vero e falso; 5) Simulare cronologie, materiali e tecniche; 6) Danni culturali e danni economici del falso nell’arte: casi di studio; 7) Il “peggio” e il “meglio” tra i falsi in mostra.
Una particolare attenzione è stata dedicata allo studio delle tecniche di esecuzione, compreso l’esame grafologico delle firme e di altre iscrizioni presenti sul retro di alcune opere, nonché alle ricerche d’archivio. Attraverso la sintesi degli apparati didattici e la visione delle opere in mostra il visitatore potrà quindi cogliere gli aspetti principali di un fenomeno, complesso e insidioso, che bisogna conoscere per non farsi ingannare.
“L’arte – ha sottolineato il Generale di Brigata Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale – ha un valore che trascende qualunque stima economica, è l’espressione della creatività umana, un sentiero luminoso che illumina il cammino della Storia. Alterare quel valore è gettare il buio sulla luce. Perciò ritengo che il “Laboratorio del falso” sia uno strumento prezioso, un’iniziativa lodevole e intelligente che va portata avanti con il massimo impegno”.
“Una mostra – ha dichiarato il Rettore Luca Pietromarchi – prodotta dal Laboratorio del falso che esalta le attività dei nostri master dedicati alla tutela del patrimonio culturale, che sono a loro volta dei modelli di dialogo tra scienze umanistiche e scienze applicate, nonché di collaborazione tra l’istituzione universitaria e l’Arma dei Carabinieri”.
Ingresso gratuito.