TREVISO -Forme semplici, composizioni equilibrate e gradevoli, filtrate da un velo che sbiadisce e al tempo stesso ingentilisce i ricordi di una vita lunga ed intensa, quelle che il pittore veneziano Nicola Furlan presenta alla Casa dei Carraresi di Treviso nella mostra “Luci e Colori filtrati”, a cura di Elena Petras Duleba, Art Manager e Gallerista della D’E.M. Venice Art Gallery.
Opere spesso astratte e caratterizzate da titoli ermetici, generici, anonimi. A volte anche solo semplicemente numerate. Ognuna fa riferimento a un ricordo: “Laguna in Secca”, “Brose”, “Bosco”, “Materia Grigia”, “La Pala d’oro”, “Nel mio giardino”, “Terra viva”, “Fondotinta”, “Con Paolo Veronese”, “Ricami di mia madre”, ecc. Ognuna è una storia che l’artista ci racconta.
Dietro a questi e altri titoli ci sono opere che rimandano a ricordi d’infanzia, a fonti di ispirazione artistica, a incontri ed esperienze di vita quotidiana, magari anche banali, ma fissate in un ricordo e poi in un’opera.
Ad emergere è un senso di intimità e non comune profondità. Non c’è solo una componente decorativa pur rilevante, ma pensieri alti che si concedono alla nostra vista solo attraverso il diaframma di un velo di lino, sotto al quale ci è permesso solo intravedere un segreto che viene custodito nella memoria dell’autore e che lui solo parzialmente decide di rivelarci e raccontarci, a suo modo.
“Nicola Furlan – racconta Elena Petras Duleba – è a pieno titolo un pittore veneziano, ma è anche un artista contemporaneo sofisticato. La sua tecnica unica – spiega ancora – crea uno speciale effetto di armonia e uniformità, su superfici vibranti e vive. L’insieme della composizione è caratterizzata da una disposizione di forme individualmente semplici e ricche di movimento, dall’eccezionale intensità cromatica. Nelle sue opere – evidenzia la gallerista – si nota l’insistenza sul concetto di duplicità: simbolo di Luce in movimento, in cui si fondono la natura umana con i suoi pensieri e il Divino senso di espandere Luce, in raggi lucenti che si muovono in armonia verso un infinito di sogni e fantasie dell’artista. Le cose allo stesso tempo sono e non sono ciò che sembrano appartengono a una classificazione reale, mentre si assumono in senso figurato d’Arte”.
D’E.M. Venice Art Gallery
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