In un mondo in cui il dialogo tra culture passa sempre più attraverso l’arte e la creatività, nasce “Designer’s Table”, un progetto che unisce giovani talenti italiani e coreani nel nome del design e della convivialità. Promosso dal Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo della Repubblica di Corea (MCST) e organizzato dalla Korean Foundation for International Cultural Exchange (KOFICE), il programma si inserisce nel quadro dell’Anno dello Scambio Culturale Corea-Italia 2024-2025, inaugurato ufficialmente lo scorso maggio con la firma di un protocollo d’intesa tra il Ministro coreano Yoo In-chon e il Sottosegretario di Stato italiano Maria Tripodi.

Un tavolo che unisce due culture
Il progetto invita dodici giovani designer — sei italiani e sei coreani — a esplorare e reinterpretare le culture gastronomiche dei due Paesi attraverso il linguaggio del design. L’idea è semplice ma ambiziosa: il tavolo, luogo universale di incontro e condivisione, diventa metafora dello scambio culturale e terreno di dialogo tra estetiche, materiali e tradizioni diverse. Dopo cinque mesi di mentoring e workshop, i designer presenteranno le loro creazioni in due mostre parallele: a Seoul, dal 12 novembre al 31 dicembre 2025, nell’ambito del Seoul Design Festival presso il Seochon Lounge, e a Milano, dal 20 al 30 novembre 2025, nello spazio simbolo della cultura del design 10 Corso Como.

Un ponte di creatività tra Seoul e Milano
La cerimonia di lancio del progetto si è tenuta in diretta streaming dal Dongdaemun Design Plaza (DDP) di Seoul, epicentro dell’innovazione creativa coreana. L’evento ha riunito i dodici designer e quattro mentor di altissimo profilo, due per ciascun Paese, a testimonianza del livello e dell’ambizione del progetto. Per l’Italia, i mentor sono due figure di riferimento del design contemporaneo: l’architetto Ico Migliore, fondatore dello studio internazionale Migliore+Servetto e tre volte vincitore del Compasso d’Oro, e Mario Trimarchi, designer e architetto che nel 2016 ha ricevuto lo stesso riconoscimento per la sua caffettiera Ossidiana disegnata per Alessi. Entrambi rappresentano l’essenza del design italiano: il primo per la sua capacità di trasformare l’architettura in un’esperienza identitaria e poetica, il secondo per la sua visione del progetto come forma di poesia applicata agli oggetti. Dalla parte coreana, a guidare i giovani creativi ci sono Yeo Miyoung, CEO di Studio D3 e profonda conoscitrice del design italiano, e Park Sungjae, CEO della filiale coreana del marchio di illuminazione italiano Flos. Le due figure incarnano perfettamente il dialogo tra le due culture del progetto, in un equilibrio tra estetica, tecnologia e artigianalità.

I protagonisti: dodici voci del futuro del design
I sei designer italiani selezionati rappresentano un panorama variegato di approcci e sensibilità. Dalla ricerca sulla cultura materiale e rituale di Guglielmo Brambilla, che vive tra Bergamo e Seoul, alla poesia materica e narrativa di Marlisa Marasco, architetta e designer calabrese, fino alla visione inclusiva e multisensoriale di Mara Bragagnolo, specializzata in Olfactive Spatial Design. Accanto a loro, Giulia Vecchiato del SURI Studio di Venezia esplora il rapporto tra luce, acqua e forma; Gianluca Sestini indaga la relazione tra persona e spazio urbano; Giulia De Franco, milanese, sperimenta con biotecnologie e materiali sostenibili per un design ispirato alla natura. Dalla Corea arrivano altrettante voci originali: Euna Lee, designer e narratrice visiva tra Seoul e Sydney; Heeueon Rha, che usa il gioco e la tecnologia per spostare i confini della percezione; Jisu Jeong, impegnata a restituire vita e memoria agli oggetti quotidiani; Junghyun Kim, che progetta per evocare emozione e memoria; Jungyeon Shin, sperimentatrice di linguaggi e materiali; e Subin Seol, che fonde artigianato e narrazione per dare forma a esperienze e storie condivise.








