La conferma che si tratti proprio della tomba del vescovo viene dall’iscrizione: una chiarissima incisione che recita “Ego Aurelius”, poi la sigla “Eps” di “Episcopus ”: “Io, Aurelio, vescovo”.
Guidati dal professore di Archeologia classica dell’ateneo campano, Carlo Rescigno, gli scavi sono durati più di un mese, tra fine giugno e inizio agosto, e hanno stupito per la ricchissima stratigrafia. Infatti, sulla sommità dell’acropoli “in meno di un metro di profondità, – racconta Rescigno al quotidiano La Repubblica – si sovrappongono venti secoli: era greca, italica, romana e medievale. In ognuna di esse, questo luogo è stato il centro spirituale della città”. Nel Medioevo Cuma si trasformò poi in un villaggio fortificato.