GORIZIA – Il tema del ritratto e dell’autoritratto nella pittura, dalla metà del Cinquecento a oggi, sono al centro dell’esposizione Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia, ospitata dal 28 maggio al 2 ottobre 2022 a Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia.
Curata da Johannes Ramharter e Raffaella Sgubin con la collaborazione di Lorenzo Michelli e Vanja Strukelj, la mostra propone circa 70 opere, provenienti perlopiù da prestigiose istituzioni austriache.

L’esposizione rientra nel più ampio progetto espositivo focalizzato sul tema dell’autoritratto e del ritratto d’artista promosso e sviluppato da ERPAC sul territorio del Friuli Venezia Giulia: a Trieste (Magazzino delle Idee) con la mostra fotografica Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste, a Gradisca d’Isonzo (Galleria Regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan) con la mostra di fotografia e opere site specific Artista+artista. Visioni contemporanee e ora con la mostra di Gorizia Riflessi. Autoritratti nello specchio della storia, cui si aggiungerà nel mese di giugno, al Museo Revoltella di Trieste, Attraverso il volto, una selezione della prestigiosa collezione di autoritratti del museo.
Le quattro mostre, complessivamente, intendono interrogare gli artisti cercando di dare voce alle loro ambizioni, alle loro illusioni, alle loro tragiche sconfitte: vogliono guardare l’“Artista” con gli occhi degli “artisti”, coglierne l’immagine, nella sua dimensione “mitica”, attraverso la sua proiezione in ritratti e autoritratti.
Il percorso espositivo
Le prime stanze della mostra inquadrano il tema dell’autoritratto in differenti contesti storico culturali, segnalando al visitatore lo strettissimo legame che il ritratto d’artista ha con il dibattito teorico sulle arti, la storiografia, il collezionismo, l’istituzione accademica, in un processo che vede quest’ultimo progressivamente emanciparsi dal ruolo di artigiano e affermarsi come intellettuale, uomo di corte, gentiluomo.
L’atelier, lo studio, lo spazio del lavoro sono un altro tema importante analizzato in mostra, in quanto teatro di una messa in scena, in cui si mettono in gioco di volta in volta il prestigio dell’arte, il rapporto con la committenza o il nuovo pubblico borghese, la stessa concezione della pittura e della scultura.
La sezione dedicata all’Osservatore fa entrare il visitatore nel vivo del “dispositivo” dell’autoritratto, in cui il gioco degli sguardi diventa centrale: quello del pittore che si guarda allo specchio, del “ritrattato” che guarda lo spettatore o altrove, in un complesso e ambiguo meccanismo che pone al centro la stessa questione della “visione”. Un esempio è lo splendido autoritratto di Federico Barocci (1600 ca), con il volto in primissimo piano e lo sguardo fisso sull’interlocutore, che si conferma un modello di riferimento di grande forza ed efficacia.


Vero cuore della mostra è però la parte dedicata all’Autoritratto come autorappresentazione, in cui spicca l’Autoritratto di Goya del Belvedere. Qui il pittore spagnolo si ritrae con il cilindro “borghese” e una forte caratterizzazione espressiva, rifuggendo ogni idealizzazione. Accanto alle splendide e imponenti tele di Franz Anton Maulbertsch e Carl Peter Goebel il Vecchio, in cui la rappresentazione è ancora legata al modello del “gentiluomo di corte”, l’Autoritratto (1828) di Ferdinand Georg Waldmüller, che non a caso è stato scelto come immagine guida della mostra, dialoga perfettamente con l’Autoritratto con il fratello Francesco di Giuseppe Tominz, una delle opere più significative conservate nella Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia.
La mostra diventa anche l’occasione per mettere in luce gli strettissimi legami della cultura visiva del territorio del Friuli Venezia Giulia con gli esiti della ricerca austriaca e viennese, con relazioni e scambi che si intensificano nei primi decenni del Novecento e vanno ben al di là della caduta dell’impero austro-ungarico. Ne è esempio la formazione viennese di Timmel, qui presente con un autoritratto del 1910 proveniente dal Museo Revoltella di Trieste, la cui inquieta pittura trova significative connessioni con quella di Richard Gerstl, di cui l’intenso Autoritratto (1906-7) è una magnifica testimonianza.
A manifestare la crisi profonda che investe l’individuo, e allo stesso tempo il ruolo stesso dell’artista nel Novecento, sono gli autoritratti di Kolo Moser e Max Oppenheimer che espongono il corpo, ieratico o sofferente, riprendendo a modello Dürer, fonte anche dell’opera di Arturo Nathan.
La generazione di artisti triestini che opera nei primi decenni del secolo, fortemente marcata dall’interesse per la psicanalisi, guarda infatti la cultura viennese fino a tutti gli anni Trenta. In questo clima il tema del travestimento diventa centrale. Maestra di questo continuo gioco del travestimento, Leonor Fini, così come appare nel suo dipinto del 1968, sembra instaurare un provocatorio dialogo con la foto di Andy Warhol scattata da Cristopher Makos, in cui ad essere esplicito è proprio il tema dell’identità sessuale.
Il percorso si chiude con un dipinto di forte impatto, Imperial Elke (1999) di Elke Krystufek, in cui l’artista viennese si ritrae nuda mentre si osserva allo specchio scattando una foto con il cellulare: un quadro che apre a urgenti e stimolanti riflessioni.
Vademecum
Riflessi.
Autoritratti nello specchio della storia
28 maggio – 2 ottobre 2022
Palazzo Attems Petzenstein
Piazza E. De Amicis, 2 – 34170 Gorizia (GO)
Tel. 0481 385335
Orari: da martedì a domenica: 10-18. Lunedì chiuso
Facebook: @museiprovincialidigorizia | Instagram: @museigorizia
La visita alla mostra dovrà avvenire nel rispetto delle misure di prevenzione COVID-19 adottate da ERPAC FVG.