URBINO – Il Palazzo del Collegio Raffaello di Urbino ospita dal 25 luglio “Raffaello. Una mostra impossibile”. L’esposizione racconta la folgorante carriera di Raffaello attraverso la riproduzione 1:1 di 45 dipinti provenienti dai maggiori musei del mondo – dagli Uffizi di Firenze, ai Musei Vaticani, dalla Pinacoteca di Brera a Milano alla Galleria Borghese a Roma, passando per il Louvre a Parigi, il Prado a Madrid e la Gemäldegalerie a Berlino, per arrivare a San Pietroburgo all’Ermitage e alla National Gallery di Washington, solo per citarne alcuni – che conservano capolavori assoluti come la Madonna Conestabile, la Madonna di Terranuova, lo Sposalizio della Vergine, la Madonna del Cardellino, la Deposizione, il Ritratto di Baldassare Castiglione e tanti altri fino ad arrivare alle Stanze Vaticane per cui Raffaello giunse a Roma ingaggiato da papa Giulio II che segnò la sua consacrazione a interprete della ”maniera moderna”.
Obiettivo della mostra e della regione Marche è quello di rivolgersi prevalentemente ai giovani e a quanti non frequentano abitualmente i musei e le esposizioni d’arte, permettendo a un pubblico vasto e allargato di avvicinarsi ai più grandi autori della storia dell’arte – in questo caso a Raffaello – attraverso riproduzioni delle loro opere di altissima qualità e pregio.
Mutuando le istanze di democrazia culturale ispirate da André Malraux, Paul Valéry e Walter Benjamin, con questa operazione non si vuole ridimensionare la “sacralità” del capolavoro originale, al contrario, la diffusione delle riproduzioni vuole essere un volano filologicamente impeccabile e di grande efficacia per invitare i turisti italiani ed esteri che arriveranno nella Regione Marche a scoprire i capolavori conservati sul territorio e più in generale nel nostro paese, come afferma Salvatore Settis: “A me piacciono le copie. Mi piacciono perché diffondono la conoscenza delle opere d’arte”.
Ferdinando Bologna, che ha curato la selezione e il catalogo delle opere di Raffaello in mostra, sosteneva: “le Mostre impossibili consentono una più approfondita conoscenza delle opere ed un accostamento, per confronto, di opere che sono normalmente lontanissime fra di loro. Soprattutto, questa nuova generazione di riproduzioni d’arte, ad altissima definizione e a grandezza naturale, consente un approccio agli originali che gli originali stessi, nelle condizioni in cui normalmente si trovano, sia nei musei sia nelle sedi proprie, non consentono“.
“L’anniversario dei 500 anni dalla morte di Raffaello che cade in questo 2020 era un momento che attendevamo con entusiasmo per poter celebrare degnamente il marchigiano che più di ogni altro è patrimonio nostro e del mondo intero. – afferma il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli – La pandemia purtroppo ci ha costretti ad uno stop ma ora, con le dovute accortezze, possiamo finalmente dare spazio a tutti gli eventi speciali, incontri, iniziative che sono stati organizzati all’insegna di quella bellezza che Raffaello ha incarnato nel corso della sua breve e intensa vita artistica. In questo contesto inauguriamo quindi oggi con grande gioia l’esposizione “Raffaello – Una mostra impossibile” proprio a Urbino città dove l’artista nacque e mosse i primi passi. Un’iniziativa unica nel suo genere che sarà sicuramente un interessante richiamo culturale e turistico per l’intera regione”.
«Questa interessantissima mostra – dice il sindaco di Urbino Maurizio Gambini– va ad arricchire l’offerta turistica e culturale della città nell’anno delle celebrazioni raffaellesche. Dopo aver avviato la preziosa e articolata esposizione dedicata a Baldassarre Castiglione, Raffaello e la vita della Corte rinascimentale, a cura di Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Soletti, adesso si aggiunge un ulteriore percorso di visita, con un allestimento dal grande impatto visivo. Ringrazio la Regione Marche, il dottor Renato Parascandalo, ideatore e curatore del progetto, la collaborazione del Legato Albani e di Urbino Servizi, per aver reso possibile questa bella iniziativa».
La mostra resterà aperta fino al 30 settembre 2020.
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