ROMA – E’ polemica in questi giorni per la decisione del ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, di tagliare il bonus cultura da 500 euro per i neo-diciottenni,a cui era stata dedicata anche l’App18. Il responsabile del Collegio Romano ha deciso di abolire il bonus affermando: “Vale 200 milioni. Meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe”. Sulla decisione, contro la quale nei giorni scorsi si è scagliato il Partito Democratico, si è espresso venerdì scorso anche il Consiglio di Stato.
Il bonus, consistente in 500 euro da spendere in prodotti culturali, come libri, dischi, teatro o cinema, era stato introdotto con il decreto 187 del 2016, ed era stato esteso ai 592.017 giovani che compiono diciotto anni nel 2018 e ai 581.719 ragazzi che diverranno maggiorenni il prossimo anno.
Palazzo Spada si è pronunciato sulla questione, depositando un parere che, come spiega il “Sole 24Ore”, “oltre a bocciare la misura nella sua ultima versione, rischia di chiudere per sempre il percorso di questo beneficio”. “L’estensione di altri due anni dei 500 euro poggia su basi troppo deboli”, sottolinea il Consiglio di Stato. “Manca una norma di rango primario che giustifichi questo allungamento dei tempi. La proroga, infatti, non è stata inserita nell’ultima legge di Bilancio, come era stato negli anni scorsi”. Insomma Bonisoli e il governo dovrebbero fare una legge per tornare all’applicabilità del bonus. E difficilmente sembra questo verrà fatto.
Nel frattempo la deputata democratica Anna Ascani tuona: “il ministro persevera in un atteggiamento irresponsabile e svilente nei confronti di 18app, ma soprattutto dei nostri giovani. È delirante arrivare a dire che sarebbe più educativa per un ragazzo la rinuncia a un paio di scarpe per permettersi i consumi di cultura che avere 18app. Come se tutti i ragazzi in questo Paese potessero permettersi i consumi culturali, come se non fosse responsabilità pubblica educare alla cultura. Il sospetto – continua Ascani – è che il ministro Bonisoli cerchi goffamente un motivo qualsiasi per tagliare i fondi a 18app, visto che il suo partito ha promesso ingenti tagli delle tasse fortemente classisti”.
Ma non è la sola a criticare la decisione. Il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci scrive su twitter: “Un ministro della cultura, come Bonisoli, che vuole iniziare il suo mandato con un taglio, comincia molto male. 18app aiuta a diffondere la cultura tra i giovanissimi. 18appnonsitocca”, sostenendo in questo modo la petizione lanciata qualche giorno fa su Change.org.
Anche Confindustria Cultura difende il provvedimento, il presidente Marco Polillo, ha infatti commentato: “I numeri dicono che quasi 800 mila ragazzi hanno speso ad oggi oltre 260 milioni di euro, tra libri, musica, concerti, cinema, musei, teatri, eventi culturali ecc.. Per un Paese che – secondo i dati ISTAT – è molto indietro sul piano dei consumi culturali e dei prodotti creativi, ci sembra un segnale incoraggiante, perché oltre alle necessarie politiche di incentivazione dell’offerta, è fondamentale una progettualità di sostegno alla domanda. Tant’è che altri partner europei stanno valutando l’ipotesi di mutuare la nostra esperienza con modelli simili. E’ del tutto evidente che si può fare sempre di più e meglio ma senza cestinare le esperienze che stanno, numeri alla mano, producendo risultati concreti sul piano dei consumi culturali”.
Sulla questione interviene anche l’UDU, l’unione degli studenti universitari e la Rete degli Studenti.
Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi, dichiara: ”Abbiamo sempre criticato aspramente il Bonus Cultura. Sin dalla sua approvazione abbiamo detto che fosse una misura iniqua e che non rappresentasse veramente l’esigenza di spingere tutti i giovani indipendentemente dalla loro età anagrafica ad un accesso più incisivo alla cultura. Abbiamo anche portato avanti proposte che impiegassero i fondi stanziati e non spesi nel bonus per finanziare il diritto allo studio, ribadendo che la misura in questione non contribuiva a ridurre le diseguaglianze tra le studentesse e gli studenti ma che anzi le aumentasse, mettendo gli studenti che non potevano permetterselo di fronte alla scelta di utilizzare il Bonus non per motivi culturali ma per acquistare i libri di testo, servizio che deve essere garantito gratuitamente. Le parole del Ministro Bonisoli ci lasciano però profondamente amareggiati. Non viene presentata un’alternativa valida ad una misura sbagliata come il Bonus Cultura, non viene affermato che si debba investire nel diritto allo studio e nell’accessibilità gratuita alla cultura! ”
Continua Elisa Marchetti, Coordinatrice Nazionale dell’Unione degli Universitari: ”Invece che criticare la modalità di promozione della cultura alla base del bonus, si passa a criticare l’idea generale di incrementare la fruizione della cultura da parte dei giovani. Si lascia trapelare ancora una volta l’idea per cui la cultura sia l’aspetto meno importante nella vita di un giovane studente, si lascia intendere che le intenzioni del Governo su questo tema e su quello dell’istruzione in generale siano ignorare il bisogno di conoscenza e cultura che abbiamo in questo momento, conoscenza e cultura che devono essere accessibili a tutte e tutti. Dalle dichiarazioni del neo ministro traspare inoltre una lettura dello stile e delle condizioni di vita dei giovani del tutto infondata. Il Ministro allude di fatto ad una tendenza giovanile all’uso irresponsabile e allo sperpero delle risorse economiche. Questo è solo un luogo comune, e anzi, tutti i dati relativi alla situazione economica e reddituale delle giovani generazioni disegnano una situazione veramente tragica”.