FERRARA – Dal 26 gennaio torna un nuovo capitolo del progetto “L’arte per l’arte”. Dopo le opere di De Pisis, Boldini, Previati e Mentessi delle Gallerie d’Arte Moderna, protagoniste delle prime due esposizioni, l’attenzione si sposta ora verso il periodo dal Cinque al Settecento.
Saranno le sale riccamente affrescate dell’ala sud e dei Camerini del Castello ad ospitare la quadreria di proprietà dell’ASP, Centro Servizi alla Persona di Ferrara, Masi Torello e Voghiera, depositata presso i Musei di Arte Antica.
Il percorso espositivo, a cura di Giovanni Sassu con la collaborazione di Tito Manlio Cerioli e Romeo Pio Cristofori, si configura come una sorta di viaggio che spazierà dal tramonto del dominio Estense fino al secolo dei Lumi.
Il pubblico sarà condotto al cospetto di due importanti protagonisti della rivoluzione naturalistica di inizio Seicento: Ippolito Scarsella detto Scarsellino e Carlo Bononi. Contestualmente si farà la conoscenza di personalità cronologicamente precedenti e parallele come, ad esempio, Giuseppe Mazzuoli detto il Bastarolo, il cui il manierismo castigato è fondamentale nella seconda metà del Cinquecento, Gaspare Venturini, pittore molto attivo per i duchi e per committenti religiosi, e l’enigmatico Giuseppe Caletti, curiosa figura di artista maledetto operante nella prima metà del Seicento. La seconda metà del XVII secolo è caratterizzata dal mitigato universo figurativo di Giuseppe Avanzi, pittore di mediazione che schiuderà il sipario al Settecento dove si imporranno le singolari personalità di Giacomo Parolini e Giuseppe Zola.
Il titolo dell’esposizione “Dipingere gli affetti” ha una doppia evocazione simbolica. La prima riguarda il linguaggio: le opere che verranno esposte in Castello si muovono nel solco degli orientamenti successivi al Concilio di Trento che delegavano all’arte il basilare compito di mediare tra il fedele e la religione, tra il visibile e l’invisibile, attraverso forme naturalistiche, emotive e familiari, nelle quali l’uomo del Sei e Settecento si potesse riconoscere. La seconda attiene alla vocazione umanitaria che animava i luoghi da cui esse erano originariamente collocate. Non delle chiese qualsiasi, ma gli altari, le cappelle e gli ambienti di istituti religiosi che ponevano al centro del loro operare l’aiuto verso gli altri, fossero essi orfani, indigenti, bisognosi o donne in difficoltà.
Protagonista di questa mostra sarà anche la città di Ferrara, nella quale si manifestò la più tangibile di quella pietas sei e settecentesca animata da empatica affettività e impegno sociale. Un attivismo che portò ad ornare alcuni dei luoghi sacri più rappresentativi, oggi quasi tutti scomparsi o mutati per fattezze o destinazioni d’uso, come i conservatori femminili di Santa Barbara e di Santa Margherita, o l’Opera Pia della Povertà Generale.
La mostra insomma, in considerazione anche del fatto che le opere esposte sono state ereditate dall’ASP Centro Servizi alla Persona di Ferrara, che ha anche sostenuto il progetto espositivo, ha un’importanza non solo sotto il profilo storico-artistico, ma anche dal punto di vista sociale.
Vademecum
L’arte per l’arte
Dipingere gli affetti:
la pittura sacra a Ferrara tra Cinque e Settecento
dal 26 gennaio al 26 dicembre 2019
Informazioni
tel. 0532 299233
castelloestense@comune.fe.it
Prenotazioni
tel. 0532 244949