NAPOLI – Mimmo Jodice, uno degli indiscussi maestri della fotografia contemporanea, sarà protagonista al Madre di Napoli, con la più ampia retrospettiva a lui dedicata. Attesa. 1960-2016 è il titolo della rassegna curata da Andrea Villani, che attraverso oltre 100 opere, in un allestimento appositamente pensato per il museo, ripercorre la carriera del grande fotografo, dalle prime sperimentazioni sul linguaggio fotografico degli anni Sessanta e Settanta fino alla nuova serie (Attesa, 2015) realizzata in occasione di questo progetto retrospettivo.
Il percorso espositivo propone i più importanti cicli realizzati da Jodice, in cui si articolano i principali aspetti e temi della sua ricerca, dalle radici culturali del Mediterraneo fino al perdurare del passato nell’identità del presente. Una sezione sarà dedicata ai lavori di matrice sociale e di impegno civile degli anni Sessanta e Settanta, mentre nelle altre sezioni saranno presentate anche opere di alcuni artisti, selezionati per delineare le primarie fonti di ispirazione di questa ricerca magistrale.
Jodice delinea nelle sue opere una dimensione spazio-temporale posta al di là delle coordinate spaziali o dello scorrere del tempo, sospesa nella dimensione contemporaneamente fisica e metafisica, empirica e contemplativa dell’attesa. Un’attesa che è anche matrice e magistero di una pratica rigorosamente analogica della fotografia: l’attesa nella ricerca paziente dell’illuminazione, spesso mattutina, in grado di rilevare l’essenza del soggetto rappresentato, o l’attesa nell’altrettanto paziente bilanciamento dei bianchi e dei neri in camera oscura.
Nelle sue diverse sezioni, fra loro connesse, la mostra evoca un tempo circolare, ciclicamente ritornante su se stesso, sulle sue ragioni fondanti e sui suoi motivi ispiratori, da cui affiora una vera e propria “realtà fotografica”.
Inoltre per la prima volta in una sua mostra Jodice lascia infine affiorare anche le fonti di ispirazione della sua ricerca, rappresentate da opere selezionate con l’artista stesso: due capolavori dell’archeologia mediterranea (la scultura in marmo bianco del Compagno di Ulisse e il busto in bronzo di Artemide, provenienti da quell’ipotetico museo del mare nostrum che Jodice evoca nelle sue opere di soggetto archeologico) sembrano presagire, tramite il catalogo di frammenti antiquari delle acqueforti su rame di Giovanni Battista Piranesi, la loro futura sintesi fotografica. La ferocia astratta di Eden oscilla fra la Natura morta con testa di caprone (1645-1650) di Jusepe de Ribera e la quiete delle nature morte di Giorgio Morandi, mentre i paesaggi di Jodice sembrano trovare accogliente assonanza nelle metafisiche piazze d’Italia di Giorgio De Chirico (La grande torre, 1932-38) o nei silenziosi, compendiari, minimali scenari cittadini di Mario Sironi (Paesaggio urbano, 1920) .
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Vademecum
Dal 24 giugno 2016 al 24 ottobre 2016
Napoli, Museo MADRE
Info:+39.081.193.13.016
info@madrenapoli.it
http://www.madrenapoli.it