ROMA – Partendo dall’uccisione di Itzhak Rabin, primo ministro israeliano e Premio Nobel per la pace, avvenuta il 4 novembre 1995, al termine di una manifestazione di pace a Tel Aviv, Amos Gitai, con questa mostra, cerca di condividere con il pubblico le sue ricerche su questo evento e lo fa attraverso un progetto creativo che inizia proprio con il suo ultimo film Rabin, The Last Day.
Nel film, il regista indaga le complesse dinamiche politiche della società israeliana e con occhio critico rivela le tensioni tra diversi gruppi politici e religiosi responsabili dell’assassinio di Rabin, evento fortemente traumatico, le cui conseguenze sono ancora visibili nei cambiamenti geopolitici contemporanei.
L’esposizione, allestita nella Sala Gian Ferrari, presenta cinque proiezioni: la manifestazione Anti Rabin a Gerusalemme del 1994 e 1995, la manifestazione per la pace a Tel Aviv nel 1995, e tre video sull’uccisione di Rabin. È inoltre esposta una scultura composta da 25 elementi in terracotta e una proiezione, realizzata dal regista per questa mostra, tre collage e la Série sur l’assassinat d’Yitzhak Rabin composta da 9 fotografie, in un allestimento che richiama la costruzione narrativa di Rabin, the Last Day. Infine la mostra si completa di 3 tracce sonore riprodotte in alcuni spazi del museo esterni alla sala espositiva: il suono degli spari dell’assassino tratto dal film Rabin, the last days, Jeanne Moreau che legge The War Of The Sons Of The Lights Against The Sons Of The Darkness tratto da La Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe e Hanna Schygulla in Metamorphosis of a melody di Amos Gitai che canta Yet Each Man Kills The Things He Loves da La Ballata del carcere di Reading di Oscar Wilde con musica di Markus and Simon Stockhausen.
Si tratta dunque di una esposizione complessa e articolata, pensata dallo stesso Gitai come una installazione site-specific, che sottolinea la natura “topografica” del lavoro dell’artista e le sue connessioni con l’idea della trasmissione della memoria.
Questa mostra, coprodotta dal MAXXI e BOZAR Centre for Fine Arts di Bruxelles (dove sarà esposta a partire dalla seconda metà di giugno 2016), si inserisce in una più ampia linea di ricerca che il MAXXI sta sviluppando dal 2014, ossia un approfondimento sul Bacino del Mediterraneo e sul Medioriente attraverso la visione e l’interpretazione di artisti, architetti, fotografi, filmmaker.
Dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: ”Con questa mostra il MAXXI vuole rendere omaggio a un grande uomo di pace. Perché anche attraverso l’arte si può capire il mondo in cui viviamo e perfino le relazioni internazionali che lo attraversano. Ancora una volta l’espressione artistica può essere strumento di diplomazia culturale”.
In occasione della mostra l’11, 12 e 13 marzo 2016 il museo presenta un ciclo di proiezioni dedicate al lavoro di Amos Gitai (Auditorium del MAXXI | ingresso 7 € – ridotto 5 €).
Venerdì 11 marzo alle 19.00 la prima proiezione, accompagnata da un incontro con il regista, è quella dedicata proprio al film Rabin, the Last Day. Seguono sabato 12 marzo Esther (1986) e domenica 13 marzo la doppia proiezione di Kadosh (1999) alle ore 18.30 e di Kippur (2000) alle ore 21.00.
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Vademecum
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
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orario di apertura: 11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica)
11.00 – 22.00 (sabato) giorni di chiusura: chiuso il lunedì, il 1 maggio e il 25 dicembre