BOLOGNA – “Finalmente ci lasciano aprire le porte di Palazzo Fava per una mostra che è frutto di uno sforzo organizzativo straordinario, resa possibile anche dal forte coinvolgimento con cui alcuni dei più importanti musei del mondo hanno aderito all’iniziativa, persuasi dall’autorevolezza dell’operazione. – spiega Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae. Musei nella città – L’intento che ci ha guidati è quello di proporre un evento di alto valore culturale che, nato da una ricerca seria e rigorosa, possa collegare i riferimenti della città e della sua storia a una scena nazionale e internazionale più ampia. Sciolti i nodi sull’apertura, sono ad oggi in corso avanzate trattative con i Musei prestatori per una lunga proroga fino a tutto dicembre 2020. A questo fine abbiamo fatto tutti passi necessari. Attendiamo contestualmente le ultime due opere attese, quelle del Louvre, che la chiusura delle frontiere causa pandemia ha trattenuto a Parigi”.
Una mostra attesissima, dunque, la cui apertura è stata bloccata dall’emergenza Cornavirus, e che ora finalmente rivelerà al pubblico la straordinaria bellezza del Polittico, tra i massimi capolavori del Rinascimento italiano.
L’esposizione, dal titolo “La Riscoperta di un Capolavoro” riporta a Bologna, a 500 anni dalla sua realizzazione e a 300 dalla sua dispersione, le tavole del Polittico Griffoni dei ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, che proprio a Bologna, con la maestosa pala d’altare realizzata tra il 1470 e il 1472 per l’omonima cappella nella Basilica di San Petronio, diedero avvio al loro straordinario sodalizio artistico.
La realizzazione della mostra, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, ha comportato oltre due anni di lavoro e il coinvolgimento di 9 Musei internazionali proprietari delle singole tavole, la metà dei quali ubicati fuori dai confini nazionali – National Gallery di Londra, Pinacoteca di Brera di Milano, Louvre di Parigi, National Gallery of Art di Washington, Collezione Cagnola di Gazzada (Va), Musei Vaticani, Pinacoteca Nazionale di Ferrara, Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, Collezione Vittorio Cini di Venezia.
“Esprimo grande compiacimento per questa mostra di altissimo valore culturale – afferma il Presidente della Fondazione Carisbo, Carlo Monti – Un progetto che non solo riporta a Bologna dopo trecento anni un grande capolavoro, ma restituisce a Bologna la giusta centralità nel panorama dell’arte rinascimentale italiana”.
Il Polittico, dedicato a San Vincenzo Ferrer, fu concepito per la cappella di famiglia di Floriano Griffoni all’interno della Basilica di S. Petronio a Bologna. La sua realizzazione, collocata tra il 1470 e il 1472, fu affidata al ferrarese Francesco del Cossa con la collaborazione del più giovane Ercole de’ Roberti. Assieme a Cossa e de’ Roberti lavorò alla cornice il maestro d’ascia Agostino de Marchi da Crema. Attorno al 1725 il nuovo proprietario della cappella, il Monsignore Pompeo Aldrovandi, fece smantellare la pala e destinò le singole porzioni figurate a “quadri di stanza” della residenza di campagna della famiglia a Mirabello, nei pressi di Ferrara. Nel corso dell’Ottocento i dipinti entrarono poi nel giro del mercato antiquario e del collezionismo prima di pervenire nei 9 musei che oggi custodiscono le opere.
La mostra si compone di due sezioni: il Piano Nobile di Palazzo Fava ospita “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna”, a cura di Mauro Natale in collaborazione con Cecilia Cavalca: le tavole originali ad oggi superstiti provenienti dai Musei prestatori sono visibili assieme alla ricostruzione del Polittico, una vera e propria rimaterializzione della pala d’altare così come dovette apparire ai bolognesi di fine Quattrocento. Si tratta di una perfetta riproduzione dell’originale realizzata da Factum Foundation di Adam Lowe. Dai primi anni Duemila Factum Foundation si occupa di documentare, monitorare e ricreare il patrimonio culturale mondiale attraverso lo sviluppo di tecniche di registrazione ad alta risoluzione e ricostruzione in 3D.
“La riunione a Bologna di tutti gli elementi conosciuti della grande macchina d’altare di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti ha costituito a lungo una delle priorità della storia dell’arte della città di Bologna – spiega Mauro Natale, curatore della mostra – non solo perché il Polittico è stato realizzato da due tra le più originali e forti personalità artistiche del Quattrocento italiano ma anche perché il vuoto figurativo lasciato da questo capolavoro smembrato e disperso ha condizionato a lungo la comprensione del ruolo che Bologna ha avuto sul piano artistico in uno dei momenti più fecondi e delicati della storia del paese. Bisogna dare credito alla fiduciosa determinazione di Fabio Roversi-Monaco se quella che sembrava un’utopia espositiva ha preso corpo: ritrovare a Bologna un’opera smembrata e ricomposta nell’arco di più di cinque secoli costituirà – è questo il nostro auspicio maggiore – un’esperienza visiva indimenticabile” conclude Natale.
Il secondo piano ospita invece “La Materialità dell’Aura: Nuove Tecnologie per la Tutela”, a cura di Adam Lowe, Guendalina Damone e del team della Fondazione, sezione nella quale viene mostrato, attraverso video, immagini e dimostrazioni con gli strumenti di scannerizzazione 3D progettati dalla stessa fondazione, l’operato di Factum e l’importanza che assumono le tecnologie digitali nella tutela, registrazione e condivisione del patrimonio culturale, proprio a partire dal lavoro svolto sulle tavole originali del Polittico.
“L’aura di un’opera d’arte, quella cosa immateriale che è stata usata per definire la sua originalità, è in realtà la sua presenza materiale. Attraverso la registrazione ad alta risoluzione, la mediazione digitale e le nuove tecnologie di visualizzazione e ri-materializzazione, possiamo avere una più profonda comprensione degli aspetti materiali che rendono qualsiasi oggetto quello che è. Questa prova rivela non solo come è stato realizzato un oggetto, ma anche come è stato curato, valutato, trasformato e spostato da una città all’altra o da un tipo di istituzione a un’altra” – spiega Adam Lowe.
Ad accompagnare la mostra due cataloghi editi da Silvana Editoriale: “Il Polittico Griffoni. La riscoperta di un capolavoro”, a cura di Mauro Natale e Cecilia Cavalca, e “The Aura in the Age of Digital Materiality. Rethinking reservation in the shadow of an uncertain future”, raccolta di saggi incentrata su una varietà di temi che vanno dall’applicazione delle nuove tecnologie alla conservazione più tradizionale del patrimonio culturale.
Infine, la straordinaria avventura del Polittico Griffoni è diventata anche un documentario, La Riscoperta di un capolavoro – Il Polittico Griffoni, una produzione 3D Produzioni in esclusiva per Sky Arte. Girato nelle settimane precedenti il lockdown e andato in onda su Sky Arte lo scorso 30 aprile, è il racconto per immagini di un’opera immensa dispersa per il mondo, delle persone e vicende che ne hanno segnato il destino e del suo ritorno a casa, accompagnato da approfondimenti storico artistici, da interviste a curatori e studiosi: il documentario sarà visibile on demand su Sky a partire da lunedì 1° giugno.
L’esposizione gode del sostegno e dei Patrocini, tra gli altri, della Basilica di San Petronio, del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, del Polo Museale e della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Bologna. Main sponsor sono Rekeep e Intesa Sanpaolo.
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Vademecum
“La Riscoperta di un Capolavoro”
Con le due sezioni “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna” e “La Materialità dell’Aura: Nuove Tecnologie per la Tutela”
Palazzo Fava – via Manzoni 2, Bologna
Lunedì 18 maggio: h. 15.00 – 22.00
Dal 19 maggio: da lunedì a domenica h. 9.00 – 22.00 (con accesso in mostra fino a un’ora prima della chiusura)
Biglietto: intero 15 euro e varie forme di ridotto (da 10 a 12 euro)
Ridotto per i possessori Card Cultura, da presentare in biglietteria