FIRENZE – Apre l’11 maggio, al Museo nazionale del Bargello, la mostra “Onorevole e antico cittadino di Firenze”, a cura di Luca Azzetta, Sonia Chiodo e Teresa De Robertis, professori dell’Università di Firenze.
“Questo Dante fue onorevole e antico cittadino di Firenze di porta San Piero, e nostro vicino; e ‘l suo esilio di Firenze fu per cagione, che quando messer Carlo di Valos de la casa di Francia venne in Firenze l’anno MCCCI, e caccionne la parte bianca, come adietro ne’ tempi è fatta menzione, il detto Dante era de’ maggiori governatori della nostracittà e di quella parte, bene che fosse guelfo; e però sanza altra colpa co la detta parte bianca fue cacciato e sbandito di Firenze, e andossene a lo Studio a Bologna, e poi a Parigi, e in più parti del mondo”. Con queste parole lo storico e mercante fiorentino Giovanni Villani introduce la figura di Dante Alighieri nella sua opera più celebre, Nuova Cronica, scritta tra il 1322 e il 1348, tracciando la prima sintetica biografia del poeta. Ed è da quelle stesse parole – che restituiscono all’Alighieri e alla sua opera l’importanza e la dignità di cui era stato privato a causa delle ripetute condanne – che parte il progetto scientifico che anima la mostra che il Museo Nazionale del Bargello in collaborazione con l’Università di Firenze dedica al sommo poeta, nell’anno in cui si celebra il settimo centenario dalla sua morte.
Suddivisa in cinque sezioni, l’esposizione intende ricostruire il rapporto tra Dante e Firenze, a partire dagli immediatamente successivi alla morte, presentandone gli attori, le iniziative, i luoghi e i temi. Protagonisti sono dunque copisti, miniatori, commentatori, lettori, volgarizzatori, le cui vicende professionali e umane si intrecciano fittamente, restituendo l’immagine di una città che sembra trasformarsi in uno scriptorium diffuso, al centro del quale campeggia la Divina Commedia, e in cui i libri circolano con abbondanza e prendono vita nuove soluzioni artistiche e codicologiche proprio in relazione al poema dantesco.
Luogo dantesco per eccellenza a Firenze, il Museo Nazionale del Bargello è sede ideale per la mostra, poiché permette di ripercorrere il complesso rapporto tra Dante e la sua città natale. Nella Sala dell’Udienza dell’allora Palazzo del Podestà (oggi Salone di Donatello), infatti, il 10 marzo 1302, il sommo poeta venne condannato all’esilio definitivo; nell’attigua Cappella del Podestà, solo pochi anni dopo (tra il 1333 e il 1337), Giotto, con la sua scuola, impostava il suo ultimo capolavoro pittorico, ancora poco noto al grande pubblico, e ritraeva per la prima volta il volto di Dante, includendolo tra le schiere degli eletti nel Paradiso. Proprio attorno a questo ritratto, la prima effigie nota del padre della lingua italiana, si delinea così quel processo di costruzione della memoria che permetterà a Firenze di riappropriarsi dell’opera e della figura di Dante.
La Cappella, dove si trova il volto affrescato, parte integrante del percorso della mostra, è stata recentemente oggetto di un intervento di diagnostica e manutenzione conservativa su alcune parti del Paradiso, grazie ad un’elargizione della Fondazione il Bargello onlus tramite ArtBonus e alla collaborazione istituzionale tra i Musei del Bargello e l’Opificio delle Pietre Dure, che ha curato le indagini diagnostiche e il restauro. In occasione della mostra è possibile anche vedere la nuova illuminazione e un’anteprima del nuovo allestimento della Cappella e della annessa sagrestia.
Molte delle opere esposte sono frutto di importanti prestiti dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, la Biblioteca Medicea Laurenziana, la Biblioteca Riccardiana, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Biblioteca Trivulziana di Milano, la Biblioteca Nazionale di Francia di Parigi, l’Archivo e la Biblioteca Capitolare di Toledo e il Metropolitan Museum of Art di New York.
Tra le opere in mostra anche il Lignum Vitae di Pacino di Bonaguida, capolavoro su tavola della Galleria dell’Accademia di Firenze eccezionalmente concesso in prestito al Museo Nazionale del Bargello, realizzato dal pittore e miniaturista tra il 1310 e il 1315, che traduce per immagini, in modo insolitamente dettagliato, i temi del testo letterario Lignum vitae, trattato scritto da san Bonaventura da Bagnoreggio nel 1274.
“La mostra ricostruisce per la prima volta, in modo originale e unendo le competenze di studiosi di discipline diverse, le dinamiche con cui Firenze, pochi anni dopo la morte di Dante, si riappropria della sua figura e della Commedia, che da tutti è subito chiamata ‘il Dante’ – spiega Luca Azzetta, docente di Filologia della letteratura italiana dell’Università di Firenze e curatore della mostra – È un episodio unico nella storia della letteratura italiana, da cui dipendono le modalità con cui Dante è arrivato fino a noi”.
“Gli affreschi della cappella del Bargello sono l’ultimo capolavoro di Giotto, un capolavoro misconosciuto – aggiunge Stella Sonia Chiodo, docente di Storia medievale dell’Università di Firenze e curatrice della mostra -. Le ricerche condotte in questa occasione ne anticipano l’avvio diversi anni prima della morte del pittore e consentono quindi di riferire a quest’ultimo l’elaborazione del programma iconografico, basato su una profonda conoscenza della Commedia di Dante Alighieri’.
“Se ci mettiamo dalla prospettiva dei libri esposti, che documentano come Dante venne letto a Firenze nei venticinque anni dopo la morte, possiamo certamente dire che la Commedia ha fatto la fortuna delle botteghe librarie attive a Firenze – spiega Teresa De Robertis, docente di paleografia dell’Università di Firenze e curatrice della mostra –. Al tempo stesso la collaborazione tra copisti e miniatori nella definizione di un modello di libro dalle caratteristiche ben riconoscibili e una produzione che potremmo dire seriale sono la testimonianza concreta della via seguita per il ritorno di Dante a Firenze”.
“La mostra, progettata per consentire livelli di lettura differenziati, non si rivolge solo agli studiosi ma soprattutto al grande pubblico, con particolare attenzione ai bambini e ai ragazzi – afferma Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – La collaborazione istituzionale tra i Musei del Bargello e l’Università di Firenze è stata fondamentale per il ruolo cardine dei curatori, professori dell’Ateneo fiorentino, ed è stata inoltre un’occasione formativa per studenti, dottorandi e giovani studiosi, impegnati nel progetto. In questi tre anni abbiamo pure voluto coinvolgere diversi istituti e realtà per creare un progetto condiviso a più livelli, tra istituzioni d’eccellenza fiorentine e toscane. In un momento di grave crisi economica, a seguito della pandemia, sono particolarmente grata a quanti hanno finanziariamente sostenuto questa mostra e a tutti quelli che hanno lavorato al progetto e alla sua realizzazione, nel più alto senso di servizio al pubblico”.
Grazie ad un accordo istituzionale con la Fondazione Teatro della Toscana e con l’Associazione Oltrarno, che ha curato e prodotto una serie di registrazioni audio, alcuni testi, selezionati dai curatori della mostra, risuonano nell’ultima sezione e contribuiscono ad animare i versi di Dante e i diversi registri della lingua fiorentina del Trecento attraverso le voci dei giovani attori della scuola diretta da Pierfrancesco Favino.
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