FERRARA – Prende il via il 20 settembre la XVIII edizione della Biennale Donna, che resterà aperta al pubblico fino al 22 novembre 2020.
La mostra, dal titolo Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, a cura di Angela Madesani, indaga il mondo della fotografia al femminile attraverso i filoni di ricerca più originali.
In esposizione le opere di 13 fotografe italiane e internazionali: Paola Agosti, Diane Arbus, Letizia Battaglia, Giovanna Borgese, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Françoise Demulder, Mari Mahr, Lori Sammartino, Chiara Samugheo, Leena Saraste, Francesca Woodman e Petra Wunderlich.
E’ Diane Arbus (1923-1971), una delle più interessanti artiste della seconda metà del XX secolo, ad aprire la rassegna. Le foto di Arbus hanno come soggetto i mondi paralleli alla normalità, mondi negati, che la fotografa riesce a raccontare in tutta la sua verità e crudezza, arrivando a realizzare alcune fra le fotografie più iconiche dei nostri tempi.
Il percorso espositivo prosegue con i lavori di Chiara Samugheo (1935), di ambito neorealista, con parte della serie dedicata alle tarantate salentine della fine degli anni Cinquanta. Di Lori Sammartino (1924-1971), sono esposte le fotografie tratte da La domenica degli italiani, un volume del 1961, corredato da un testo di Ennio Flaiano, che racconta un’Italia semplice negli anni precedenti il boom economico.
Presente una selezione di opere da Morire di classe di Carla Cerati (1926-2016). Si tratta di una delle ricerche più significative e conosciute dell’artista, che ha contribuito a mutare la situazione manicomiale nel nostro Paese, pubblicata nel 1969 con Gianni Berengo Gardin per Einaudi.
Di Letizia Battaglia (1935), che in sessant’anni di ricerca ha indagato potere criminale, prepotenza e corruzione in Sicilia, sono esposte una serie di fotografie dedicate esclusivamente al mondo femminile.
La mostra propone anche riflessioni dedicate ai mondi extraeuropei con due reportage di guerra ambientati in Libano e in Cambogia: quello della francese Françoise Demulder (1947-2008), la prima donna a vincere nel 1977 il World Press Photo, il più prestigioso premio fotografico del mondo, e della finlandese Leena Saraste (1942), di cui sono presentate le immagini dedicate alle “rovine” umane e architettoniche del conflitto israelo-palestinese dell’inizio degli anni Ottanta.
Di Paola Agosti (1947), tra le più acute fotogiornaliste italiane, viene presentato un intenso reportage sull’apartheid realizzato negli anni Ottanta in Sudafrica.
Legata al mondo genovese del porto è invece la preziosa indagine di Lisetta Carmi (1924): una ricerca in cui l’uomo, il paesaggio, l’architettura giocano ruoli equivalenti.
Il mondo dell’industria nel momento della sua trasformazione è indagato dagli scatti di Giovanna Borgese (1939), in cui i protagonisti sono i lavoratori e gli scioperanti – oltre agli edifici abbandonati, veri e propri esempi di fotografia industriale.
Le opere di Petra Wunderlich (1954) si soffermano sul paesaggio dell’uomo, quelle esposte in mostra, raccontano dettagli di edifici religiosi tra Germania e Belgio.
Mari Mahr (1941), fotografa anglo-ungherese, nata in Cile da genitori ebrei ungheresi, presenta la raffinata serie, di matrice letteraria e artistica, dedicata a Lili Brik, la scrittrice, artista, attrice russa, compagna e musa di Vladimir Majakovskij.
La rassegna chiude con una piccola ma significativa selezione di opere di Francesca Woodman (1958-1981), artista che ha lavorato sul disagio femminile, il proprio, dando vita a immagini di grande forza e poesia.
La mostra, organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G. Bonora, Silvia Cirelli, Ada Patrizia Fiorillo, Catalina Golban, Elisa Leonini, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Liviana Zagagnoni) e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali, Arte e Turismo, ha ricevuto la medaglia della Presidenza della Repubblica.