PADOVA – E’ terminato, all’interno della Basilica del Santo a Padova, il restauro del monumento dedicato al frate dalmata Matteo Ferchio (1583-1669), teologo pubblico all’Università di Padova per trentacinque anni.
Realizzato nel 1671 ad opera di un pittore del XVII secolo per volontà di padre Felice Rotondi da Monteleone, successore di Ferchio nella docenza universitaria, il monumento si compone di una parte lapidea, una elaborata cartouche ornata con elementi memori dei decori a grottesche che inquadra una scritta su pietra nera.
L’affresco, sopra e sotto la struttura, contiene nella parte alta la raffigurazione di Giovanni Duns Scoto, solis aemulus, in un contesto allegorico tra la raffigurazione di san Giovanni Evangelista e dell’Immacolata. La raffigurazione della Vergine, così declinata, richiama la forza della dottrina scotista che fu profondamente immacolista, e trasmise al mondo francescano tale radicata convinzione che solo nel 1854, con papa Pio IX, divenne dogma di fede. Nella parte inferiore, due putti reggono un cartiglio con una scritta che ricorda l’insegnamento dei maestri del Santo nella cattedra universitaria di metafisica e teologia.
La struttura della lapide mostra il forzato inserimento in basso di un listello in cui si ricorda colui che volle la costruzione dell’opera, cioè il suo successore, il padre Felice Rotondi da Monteleone, al quale, con tutta probabilità appartiene lo stemma inserito nella cartouche in basso, chiaramente di un frate francescano, con un animale passante.
Il testo sulla lapide in pietra nera ricorda e addita al riguardante l’effigie (oggi scomparsa) di Ferchio, che insegnò per 35 anni e morì nel 1669, e che il suo monumento fu voluto dal successore, appunto Felice Rotondi nel 1671, eletto nel 1695 ministro generale.
Riguardo all’attribuzione del monumento, nella pochissima letteratura esistente, si fa il nome di Lorenzo Bedogni da Reggio, un architetto e pittore molto attivo in basilica e a cui Ferchio stesso aveva commissionato un altro affresco, nel chiostro del Noviziato, di inquadramento della porta di accesso dell’ambiente destinato al teologo pubblico (di chi insegnava all’università) intorno alla metà degli anni Quaranta.
Il restauro
I lavori di restauro, realizzati da Monica Vial, hanno interessato il monumento nel suo insieme. Dalla parte affrescata sono state rimosse la patina ossidata e le impurità, consolidate le zone che dimostravano dei distaccamenti, ed eseguito un ritocco ad acquarello. La pulitura e la rimozione delle impurità hanno interessato anche la parte lapidea e la lapide di marmo nero. Nello stemma che presentava due profonde fessurazioni sono stati inoltre inseriti due perni in vetroresina. Sulla lapide di marmo mero è stato eseguito un lavoro di lucidatura, l’applicazione di una cera multicristallina e il ripasso delle lettere con acquerello a tono.
“Con il restauro del monumento dedicato a padre Matteo Ferchio, il Lions Club Padova Antenore ha voluto fare qualcosa di profondamente rappresentativo per tutta la cittadinanza padovana – racconta Stefania Bado, presidente del Lions Club Padova Antenore – Da sempre, la basilica del Santo è stata una delle più importanti fabbriche di opere d’arte della città. Nell’ambito dell’impegno del Lions Club Padova Antenore per la tutela del patrimonio artistico, l’attenzione per la basilica è quindi una priorità. L’affresco aveva bisogno di un importante intervento di restauro. Occupandomi di libri antichi, conosco il valore e l’urgenza del recupero dei nostri tesori d’arte. La mia proposta ha incontrato il consenso unanime da parte dei soci del Club”.
{igallery id=6672|cid=1800|pid=1|type=category|children=0|addlinks=0|tags=|limit=0}