Dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026, Firenze celebra uno dei più grandi maestri dell’arte italiana con una mostra monumentale: Beato Angelico, una mostra-evento ospitata tra due luoghi simbolo della città — Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco. Dopo settant’anni dall’ultima grande esposizione monografica fiorentina dedicata all’artista, la città del Rinascimento rende omaggio a colui che ne fu uno dei più alti interpreti, proponendo un percorso espositivo senza precedenti per ampiezza, qualità delle opere e respiro internazionale. Frutto di oltre quattro anni di ricerca, studio e preparazione, la mostra si presenta come un evento di altissimo valore scientifico e simbolico, capace di attrarre studiosi, appassionati e visitatori da tutto il mondo.
Il percorso: tra arte, spiritualità e innovazione
Come anticipato a luglio, l’esposizione si sviluppa in un duplice percorso tra Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco, in un dialogo che riflette la stessa tensione tra sacro e umano che caratterizza l’opera di Beato Angelico. Nato Guido di Piero a Vicchio di Mugello intorno al 1395 e divenuto frate domenicano con il nome di Fra Giovanni da Fiesole, Beato Angelico fu artista e religioso in egual misura, capace di fondere l’elevata spiritualità del suo ordine con le novità formali e prospettiche dell’arte rinascimentale nascente. La mostra si propone di esplorare non solo la sua produzione pittorica, ma anche l’evoluzione stilistica e l’enorme influenza che esercitò su artisti coevi e successivi, da Lorenzo Monaco a Masaccio, da Filippo Lippi a Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia. Questo dialogo tra pittura e scultura, tra due e tre dimensioni, tra immagine e spazio architettonico, viene messo in scena attraverso oltre 140 opere, tra dipinti, disegni, miniature e sculture.


Capolavori riuniti e restauri d’eccellenza
Uno degli aspetti più straordinari della mostra è la possibilità di ammirare per la prima volta, dopo secoli, pale d’altare smembrate e opere disperse in tutto il mondo, ora riunificate grazie a prestiti eccezionali da istituzioni come il Louvre di Parigi, la Gemäldegalerie di Berlino, il Metropolitan Museum of Art di New York, la National Gallery di Washington, i Musei Vaticani, la Alte Pinakothek di Monaco e il Rijksmuseum di Amsterdam. Molte di queste opere sono state oggetto di importanti campagne di restauro, che ne hanno restituito la leggibilità originaria e offerto nuove scoperte sulle tecniche e i materiali usati da Angelico. L’esposizione si configura dunque anche come un contributo fondamentale agli studi scientifici e filologici sull’artista.
Beato Angelico: tradizione, modernità e visione
Beato Angelico non fu solo un testimone del suo tempo, ma anche un innovatore. Se da un lato la sua formazione affonda le radici nella cultura tardogotica, dall’altro la sua arte si apre ai principi rinascimentali: la costruzione prospettica, la resa naturalistica della luce, la definizione dello spazio e la delicatezza espressiva delle figure. Tutto questo al servizio di un’iconografia religiosa che non è mai retorica, ma profondamente meditata, e capace di toccare l’interiorità dello spettatore. Come ha sottolineato Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, “Angelico rappresenta un artista che seppe guardare al passato per inventare un linguaggio nuovo, proiettato verso il futuro. In questo senso, la mostra diventa anche una riflessione sulla continuità e l’innovazione, due poli sempre presenti nell’identità culturale fiorentina”.


Un evento destinato a lasciare il segno
Secondo Stefano Casciu, Direttore regionale dei Musei nazionali, questa esposizione rappresenta non solo un traguardo per la ricerca, ma anche un punto di partenza per nuovi sviluppi e letture sull’opera del frate pittore. È un’occasione irripetibile per approfondire il pensiero artistico e spirituale di uno dei massimi protagonisti dell’arte occidentale, valorizzando il patrimonio pubblico e stimolando una nuova consapevolezza nella fruizione dell’arte sacra. La mostra nasce da una sinergia virtuosa tra la Fondazione Palazzo Strozzi, il Museo di San Marco e il Ministero della Cultura – Direzione regionale Musei nazionali Toscana. Curata da Carl Brandon Strehlke, curatore emerito del Philadelphia Museum of Art, con il supporto di Stefano Casciu e Angelo Tartuferi, l’esposizione rappresenta un modello di cooperazione tra istituzioni culturali, accademiche e museali, sia italiane che internazionali.









