BOLOGNA – Il rapporto tra uomo e tecnologia è al centro della mostra personale dell’artista slovacco Milan Vagač (Bratislava, 1987) dal titolo Black Box, ospitata dal 6 aprile alla LABS Contemporary Art di Bologna.
La relazione con l’oggetto tecnologico
Milan Vagač pone lo spettatore di fronte a una realtà in qualche modo nascosta: la “scatola nera” che racchiude gli elementi interni dei device tecnologici, di cui generalmente conosciamo solo la superficie più seduttiva, ovvero quella esterna.
È il caso della serie Gizmo, termine che viene utilizzato proprio per indicare un dispositivo o una macchina che svolge un particolare compito, di solito in un modo nuovo ed efficiente, ma di cui non si conosce il vero nome, da qui il riferimento alla scatola nera “che potremmo definire una scatola magica” – sostiene Domenico de Chirico nel testo che accompagna la mostra.
“Ciò che interessa a Vagač – spiega de Chirico – è l’approccio che la maggior parte degli utenti ha nei confronti di un dispositivo che si presenta ai loro occhi come accattivante e progressista, privilegiandone, tuttavia, la sua superficie, da intendersi come involucro, disinteressandosi di ciò che esso contiene, delle parti fondamentali interne che rendono quell’oggetto ciò che realmente è, comprensivo dei suoi meccanismi più profondi che gli consentono di espletare le funzioni per cui è stato originariamente ideato”.
La pratica decostruttivista di Vagač
L’artista utilizza il mezzo pittorico per creare superfici illusorie di dispositivi astratti mostrando strati e meccanismi nascosti.
Una parte significante della pratica pittorica di Vagač consiste nella rappresentazione di segni geometrici astratti. L’artista richiama nel suo linguaggio forme d’arte moderna tipiche della scuola del Bauhaus che vengono destrutturate nella pratica pittorica in elementi individuali.
Siamo di fronte a un ragionamento decostruttivista che si ritrova proprio nei lavori presentati per la prima volta in Italia dalla galleria LABS.
La superficie delle opere di Vagač è solo parzialmente dipinta in modo da rivelare gli elementi strutturali. Rinnegando la bidimensionalità dell’opera l’artista ne rivela gli strati e le strutture nascoste.
“È così che, negando la piattezza di un dipinto, rivelandone gli strati immensurabili e le strutture recondite e mettendo in dubbio origine e scopo, ogni cosa, simultaneamente, affiora e sprofonda, pregna e nuda, in un ribollire di forme, in un ordinato e rigoroso magma formale costituito” – sottolinea ancora de Chirico.
Vademecum
Milan Vagač
Black Box
In mostra dal 6 aprile al 3 giugno 2023
Via Santo Stefano 38, Bologna
Da martedì a sabato, dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.