ROMA – Curata dal noto storico dell’arte Claudio Strinati e dal critico d’arte Nicolina Bianchi, la mostra nasce da un desiderio del Maestro Chao Ge, Professore all’Accademia Centrale di Belle Arti di Pechino, condiviso dall’artista Ma Lin, da Nicolina Bianchi, editore e direttore responsabile di Segni d’Arte, e da Giancarlo Arientoli, antropologo e art director di Segni d’Arte.
Un percorso espositivo di 80 opere, diviso in due sezioni (dipinti e disegni), che testimonia la rilevanza nel panorama artistico contemporaneo di questo pittore, nel quale convivono, in perfetto equilibrio, due anime quella della tradizionale nativa Mongolia Interna, a cui è tuttora legato molto profondamente, e quella della moderna Pechino, la grande città in cui ha studiato, raggiunto i primi successi e dove tuttora continua a dipingere e ad insegnare.
La rassegna evidenzia la maestria con la quale l’artista domina le tecniche pittoriche (olio, tempera, disegno su tela) attraverso le quali come ricorda Strinati, “si spinge molto avanti nella ricerca del colore, anzi più esattamente nella ricerca del bianco quale sintesi di tutti i colori”.
Una pittura luminosa, – sottolinea Nicolina Bianchi – dalla ricca tavolozza, moderna e vigorosa, come nelle rocce di Aobao, o nelle montagne di Abag Banner, a volte accompagnata da una nota di romantica malinconia come nel suo Poema d’autunno, o nelle linee verdi azzurre del fiume Kherlen o nel blu profondo e perlaceo dei cieli che segnano l’orizzonte. Una storia infinita di quell’Oriente dove si concentra forse più che in altre parti del mondo il mistero della vita, dell’uomo, della natura stessa.
Chao Ge, cultore del Rinascimento italiano, ritrattista meticoloso e notevole paesaggista, è l’espressione più piena della propria terra d’origine. Ge riversa continuamente sulla tela le proprie emozioni e lo fa ogni volta che, novello Marco Polo, diventa osservatore e testimone attento dei complessi scenari asiatici.
Scrive Strinati nel testo in catalogo: “Chao Ge dalla tradizione occidentale classica ha assimilato sia l’idea rinascimentale sia quella barocca. È un naturalista in abito rinascimentale. È uomo di forte passione nella immobilità e serenità di un immaginario discepolo di Piero della Francesca. Aggiunge Strinati: “quando poi dietro a certi formidabili ritratti trapelano le stelle o le montagne, si sente chiaro quel sentimento di unione universale che rende i ritratti stessi una sorta di elegia dell’umano in sé”. E questo senso di profonda umanità, sottolinea Strinati, “è forse il valore massimo conseguito da Chao Ge, un pittore che sa parlare sia al cuore sia alla mente, sommo tecnico e autentico poeta”.
Per quanto concerne il titolo spiega Nicolina Bianchi: “Epos, secondo il termine greco, è narrare la storia di un popolo, le sue gesta, il suo importante patrimonio spirituale, tramandandone così la memoria e la sua essenziale identità, è per Chao Ge un modo di impaginare ed evocare nel dipinto la storia delle sue origini, della sua Inner Mongolia, narrandola secondo una musicale poetica di luce.”
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Vademecum
EPOS. CHAO GE. La lirica della luce.
Mostra personale dell’artista Chao Ge
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini
Roma, Via di San Pietro in Carcere s.n.c.
Date: 27 luglio – 26 settembre 2017
Orari di apertura: Dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30; Venerdì e sabato 9.30 – 22.00; Domenica 9.30 – 20.30 (L’ingresso è consentito fino un’ora prima)
Ingresso libero