ROMA – Il ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, duramente criticato sui social dopo il Dpcm di ieri, che ha comportato la chiusura di tante attività fra cui i cinema e i teatri, ha deciso di rispondere con un video.
“Ho ricevuto molti appelli del mondo della cultura, ho letto proteste, holetto articoli, ho ricevuto attacchi” – ha detto il ministro.
“Io vorrei rispondere alle osservazioni che ho ricevuto con la stessa franchezza con cui le critiche le osservazioni sono state rivolte a me – ha proseguito – e ho l’impressine che non si sia percepita la gravità della crisi, che non si siano percepiti i rischi del contagio in questo momento, e del resto verrebbe da chiedersi perché quando sono stati chiusi, ugualmente, i cinema e i teatri in marzo non c’è stata questa ondata di proteste. Forse ora non si è capito a che punto siamo”.
Parlando il ministro ha affiancato alla sua immagine un grafico che lui stesso ha commentato con queste parole: “Guardate la curva dei positivi che risultano dai tamponi effettuati! E’ una curva impressionante, bisognava intervenire subito, avevamo il dovere di intervenire subito”.
“Prima si interviene con misure le più drastiche possibili, prima si interrompe più facilmente, si blocca la crescita esponenziale della curva dei contagi. – Ha evidenziato Franceschini – Per questo la chiusura delle attività dove si ritrovano molte persone non è stata legata a una scelta gerarchica, di importanza, sarebbe assurdo, ‘sono più importanti i teatri, più importanti le palestre…’, tutto il dibattito piùttosto stucchevole cui ho assistitito, ma è derivata dall’esigenza di ridurre la mobilità delle persone. La filosofia, la motivazione che ha portato a chiudere tutte le attività dopo le 18 è esattamednte questa: ridurre la mobilità e prima si interviene prima si può cambiare l’andamento di quella curva”.
Franceschini ha quindi proseguito ribadendo il suo impegno affinché questa chiusura sia il più breve possibile, “dipenderà ovviamente dall’andamento dall’andamento epidemiologico ma questo è il mio impegno”. “Abbiamo discusso dentro il governo, come era logico fare, quali provvedimenti adottare. Ognuno ha portato i diritti, le istanze dei mondi che rappresenta guidando un ministero, ma io mi assumo la responsabilità diretta di questa scelta poi sarà il tempo a dire se è stata giusta o sbagliata, necessaria o no”.
“Adesso serve metterci tutti dalla stessa parte io aggiungo il mio impegno a tutelare i lavoratori dello spettacolo – ha continuato il titolare del Mibact – soprattutto i meno conosciuti, i meno visibili, i lavoratori del cinema, ad aiutare le imprese come fatto in questi mesi, nei quali abbiamo stanziato 1 miliardo e 200 milioni per lo spettacolo dal vivo e per il cinema, direttamente di risorse del ministero più tutta quella serie di interventi generali, per le aziende, per la cassa intergrazione in settori che non l’avevano completamente. Non basta, dovremo vare di più prima di tutto risarcire immediatamente chi ha subito le conseguenze della chiusura compiuta da questo Dpcm. Ho scritto una lettera questa mattina alle televisioni, chiedendo alla tv pubblica, che ne ha il dovere perché è un servizio pubblico, ma anche alle altre, di dare più spazio alla cultura, di dare spettacoli, di trasmetterli e pagare i diritti per aiutare la cultura non in modo simbolico ma in modo materiale”.
“Stiamo lavorando da qualche mese a questa piattaforma della cultura italiana che potrà offrire in streaming a chi non può andare in un teatro la possibilità di vedere uno spettacolo, in modo di avere delle entrate e offrire la cultura italiana nel mondo. Senza pensare in nessun modo di sostituire il rapporto diretto con il pubblico. Nessuno pensa di sostituire le sale ma di integrare. Se in una emergenza come questa il paese si divide i problemi e i rischi diventano molto più grandi, la risposta – ha sottolineato Franceschini – è fare ognuno di noi il proprio dovere nel modo migliore possibile”.
Infine il ministro si è rivolto alle personalità e al mondo della cultura in generale chiedendo di dare “un contributo per la coesione sociale, ne abbiamo un grande bisogno” – ha concluso.