FIRENZE – Intervistato dal Corriere.it, il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, ha espresso il suo parere sull’attuale crisi provocata dal Coronavirus, sottolineando che è giunto il momento “di ripensare a quello che funziona bene ma anche a quello che non funziona”. ”Questa crisi epidemiologica – ha spiegato Schmidt – potrebbe essere il momento giusto per ripensare il rapporto tra musei e turismo. Le città d’arte non riescono a sostenere il turismo di massa così come lo abbiamo visto negli ultimi anni. Occorre, dunque, riconvertire tutto il sistema allo slow tourism”.
“E’ molto meglio per il nostro pianeta, e per la nostra economia, una fruizione più approfondita, più lenta – ha rimarcato – noi agli Uffizi abbiamo proposto per questo un modello di ‘slow tourism’, implementando una scontistica che favorisce proprio questo tipo di fruizione”.
“Il modello a cui penso – ha continuato il direttore degli Uffizi – è quello della biblioteca: così come si leggono i libri, e in biblioteca si torna più e più volte per capirli e studiarli meglio, lo stesso dovrebbe accadere anche per dipinti, sculture, arte. Le opere vanno lette, ed è meglio tornare a vederle più volte, ogni volta in modo approfondito, a lungo, con curiosità, amore e pazienza, piuttosto che in fretta, di corsa, in furia. Queste sono le modalità del turismo spazzatura degli ultimi anni: modalità che non vorremmo davvero più vedere, né in museo, né a Firenze, né nelle altre città d’arte”.
“In una plausibile fase intermedia di riapertura dei musei, che immagino ovviamente graduale – ha detto Schmidt – l’algoritmo saltacoda che abbiamo sviluppato con l’Università dell’Aquila e che stiamo da tempo sperimentando con successo per eliminare le code agli Uffizi, potrebbe essere anche usato per ridurre ancora le compresenze dei visitatori in Galleria”.
“In museo entrerebbero meno persone, e con questo algoritmo potremmo gestirne correttamente e coerentemente i flussi in maniera dinamica, anche riducendoli secondo le necessità – ha concluso – Questo consentirebbe di curare al meglio e con estrema fluidità il social distancing, comunque necessario anche in una eventuale fase di parziale riapertura”.